Perché nel patto Ue sui migranti si parla anche di minacce ibride

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Con il nuovo patto di asilo e migrazione, la cui relazione è stata presentata ieri in plenaria a Bruxelles, l’Ue vara una riforma a 360 gradi. Ovvero si lavora non solo su ingressi, rimpatri o quote legate alla redistribuzione ma vengono tenute assieme anche due aree altamente sensibili come difesa e sicurezza, mai attenzionate prima in maniera complessiva. L’obiettivo è, come spiegato dal commissario europeo per le Migrazioni Magnus Brunner condurre in porto la più grande riforma della politica migratoria. “Stiamo voltando pagina e compiendo passi importanti in quella direzione, ripristinando la fiducia e il controllo”. Sugli scudi, la militarizzazione della migrazione da parte di Russia e Bielorussia alle frontiere esterne e la cooperazione in materia di rimpatri e riammissioni.LA RELAZIONELa fiducia e il controllo sono i pilastri della relazione, all’interno di “un cantiere di riforma totale” dopo la “frustrazione” per regole spesso ignorate. La precisazione del commissario è utile per cogliere il senso del documento, a maggior ragione dinanzi a due fatti. Primo, i dati di Frontex raccontano che la rotta del Mediterraneo centrale resta la più trafficata nell’Ue, con 59.000 irregolari in arrivo rilevati tra gennaio e ottobre. Secondo, il cancelliere federale Friedrich Merz ha proposto il rimpatrio dei profughi siriani su suolo tedesco dopo che la situazione nel loro Paese sta volgendo alla stabilizzazione istituzionale.La Prima relazione europea annuale sull’asilo e la migrazione e creazione della riserva annuale di solidarietà dimostra una esigenza pragmatica da parte degli Stati membri, orientati a disporre di mezzi concreti per affrontare i fenomeni migratori anche in riferimento alla dimensione esterna: ovvero a quel mondo fatto di rotte, strategie, pressioni della criminalità organizzata (e non solo). Al momento, e in attesa dei fisiologici miglioramenti da attuare, è stato avviato il sistema enter-exit, con circa 4 milioni di ingressi e di uscite, e il coinvolgimento di quasi 3 milioni di cittadini di Paesi terzi. Si tratta del sistema digitale Ees che permette di monitorare i movimenti su suolo europeo. Gli ingressi irregolari sono calati del 35%. Nella relazione viene dato atto all’Italia di aver raggiunto il risultato di diminuire gli sbarchi grazie alla cooperazione efficace con i Paesi terzi, un contributo utile al sistema europeo. Attenzione al futuro: la relazione mette sull’avviso per il 2026 Paesi come Belgio, Bulgaria, Germania, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Finlandia.I PROSSIMI PASSI E LA DIFESAL’Ue trasferirà i richiedenti asilo da Spagna, Italia, Grecia e Cipro in altri stati membri perché considerati “sotto pressione migratoria” dalla Commissione europea. Una primizia assoluta che fa compiere all’Ue un passo in avanti nei confronti di Stati membri che in passato hanno dovuto gestire in solitaria gli arrivi e anche le conseguenze non solo sociali, ma logistiche e di sicurezza. C’è però il no da parte di Polonia, Ungheria e Slovacchia ma dimenticano che nel 2025 quei quattro Paesi hanno affrontato un “livello sproporzionato” di arrivi. Oltre alle quote, la Commissione europea sta lavorando al cosiddetto Pool annuale di solidarietà, ovvero un meccanismo per mappare il totale di richiedenti asilo da ricollocare e il relativo contributo di ciascun Paese. Il riferimento è anche all’uso geopolitico dei flussi da parte di Paesi terzi come la Russia. In questo senso e al fine di sostenere i Paesi che subiscono minacce ibride e crescenti incursioni di droni, la Commissione lancerà a breve un bando di gara da 250 milioni di euro a sostegno dell’acquisto di capacità per droni e anti-droni.I COMMENTIL’Europa riceve ancora troppi migranti irregolari, dice la ministra degli Affari europei della Danimarca (presidenza di turno dell’Ue), Marie Bjerre, secondo cui l’Ue sta compiendo importanti progressi sulle due proposte relative al concetto di Paese sicuro e al regolamento sui rimpatri. “Entro la fine dell’anno, intendiamo adottare mandati che consentano al Consiglio di avviare i negoziati con il Parlamento su queste proposte; contiamo su una cooperazione efficace con voi”. L’Italia ha un ruolo centrale, spiega Alessandro Ciriani, vice coordinatore del Gruppo Ecr in commissione Libe ed eurodeputato di Fratelli d’Italia/ECR e la prima relazione è “un passo importante verso l’attuazione del nuovo Patto, questo passaggio, però, deve tradursi in una reale capacità operativa e attendiamo di valutarne pienamente i contenuti una volta adottata la decisione del Consiglio”. Da Roma parla Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, che sottolinea i progresso del rapporto sull’Asilo e la Migrazione pubblicato dalla Commissione europea che “riconosce finalmente quanto il governo di Giorgia Meloni ha sostenuto sin dall’inizio: l’Italia è sempre stata in prima linea nella gestione dei flussi migratori e ha diritto a un sostegno concreto da parte dell’Unione europea”. Il meccanismo di solidarietà, aggiunge, comporta l’assegnazione di fondi o l’assistenza tecnica da parte dei singoli Stati Ue, ed è “un atto doveroso e atteso, dopo anni in cui l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare l’emergenza migratoria”, senza dimenticare la stabilità nei rapporti con i Paesi del Nord Africa, dopo la firma di accordi innovativi come quello con la Tunisia e il Piano Mattei.