Consiglio supremo di Difesa. L’Italia porta la guerra cognitiva sul tavolo della sicurezza nazionale

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per il 17 novembre il Consiglio supremo di Difesa. All’ordine del giorno, accanto all’evoluzione dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, spicca un tema che segna una svolta tattica e strategica: le minacce ibride e la loro dimensione cognitiva.Formula accademica ormai assodata e oggetto di rielaborazioni di dottrina strategica della Nato, il dominio cognitivo rappresenta, de facto, il sesto dominio operativo del conflitto, accanto a terra, mare, aria, spazio e cyber. È la dimensione in cui la percezione diventa terreno di contesa e la fiducia, risorsa nazionale. Tutto impatta sulla mente: l’interruzione di reti energetiche o digitali, le micro incursioni di droni, gli episodi di criminalità e spionaggio apparentemente locali. Tutto mira a manipolare la mente collettiva, alterando la percezione della realtà, la coesione sociale e la legittimità delle istituzioni.La battagliaLa guerra cognitiva è già in corso, dalle campagne iraniane di influenza sui social britannici alle reti russe che manipolano i motori di ricerca e persino i modelli linguistici automatici, la battaglia si combatte sull’attenzione, sull’emozione e sul giudizio. Non è solo disinformazione, va molto oltre: è la capacità di orientare il modo in cui i cittadini vedono (percepiscono) il mondo.L’obiettivo? Sviluppare superiorità cognitiva. Integrare neuroscienze, psicologia e intelligenza artificiale per rendere la mente, individuale e collettiva, un fattore di deterrenza. La direzione è quella del behaviour-centric approach: capire e modellare i comportamenti prima ancora che si trasformino in crisi.Per l’Italia, la discussione che si aprirà al Quirinale va oltre il perimetro militare. Riguarda la capacità dello Stato di difendere il proprio spazio informativo, di formare cittadini resilienti, e di riconoscere che la sicurezza passa, prima ancora dei riarmi tout court, dalla salute cognitiva delle democrazie.Il dilemma democraticoL’Italia, come gli altri Paesi europei, si trova oggi nella necessità di definire una propria postura che costruisca difese cognitive senza scivolare in logiche di controllo dell’informazione. È la sottile linea tra protezione e manipolazione, su cui si gioca la legittimità delle politiche di sicurezza del futuro. Oltre che i capisaldi dei sistemi democratici stessi. Questa è la resilienza cognitiva, la sicurezza epistemica. La capacità di una società di riconoscere, assorbire e neutralizzare gli attacchi che mirano  alla sua percezione del mondo. È una sfida che unisce intelligence, cultura, educazione e comunicazione pubblica.La convocazione del Consiglio supremo di Difesa assume così un valore simbolico e politico. Oltre al monitoraggio dei teatri di crisi in Ucraina o Medio Oriente, il fine ultimo è quello di preparare il Paese al conflitto ibrido e ai suoi risvolti cognitivi, il cui obiettivo non è avanzare sul territorio, ma plasmare e manipolare le coscienze.