Benifei (Pd): «Inaccettabile l’asse Ppe-estrema destra, Von der Leyen chiarisca o blocchiamo il bilancio Ue» – L’intervista

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«Quello che è successo oggi è inaccettabile. Serve un chiarimento politico e un intervento della stessa Ursula von der Leyen, altrimenti la pagherà». È un fiume in piena Brando Benifei a poche ore dal voto al Parlamento europeo che ha sancito il primo via libera a un dossier legislativo Ue con la convergenza di Ppe e destre radicali/populiste di Ecr, Patrioti e Esn: quello con cui è stata approvata la posizione dell’Europarlamento sull’alleggerimento degli oneri burocratici per le imprese legati alla sostenibilità. L’eurodeputato ligure del Pd a meno di 40 anni è già un veterano del Parlamento europeo, dove siede dal 2014. Nella scorsa legislatura ha guidato la delegazione Ue dei Dem, e un fatto politico come quello di oggi, dice a Open, è senza precedenti e non potrà non avere conseguenze politiche. Benifei, perché il voto sul pacchetto Omnibus le pare così grave?«Già altre volte avevamo assistito a convergenze del Ppe con le forze di destra – la cosiddetta “maggioranza Venezuela” – ma sempre su indirizzi di politica estera, questioni di principio, orientamento politico. Qui invece per la prima volta viene approvata una legge europea con uno spostamento dell’equilibrio politico tutto a destra. Non possiamo accettare che su questioni di tipo istituzionale si lavora insieme tra partiti “tradizionali”, mentre su questioni normative legate alle transizioni – oggi quella socio-economica, domani quella digitale – il Ppe si tiene le mani libere per allearsi con le estreme destre. Se adottano quest’arma di una maggioranza alternativa stabile all’attuale, credo dovremo fare una riflessione seria e articolata sulle conseguenze con gli altri gruppi di centro e sinistra». A cosa allude?«Se il Ppe pensa di procedere con questa strategia à la carte dovremo riflettere a come rafforzare la nostra collaborazione con verdi, liberali e quando possibile la sinistra radicale, per essere più forti in un dialogo che non può essere a qualsiasi costo. Al contrario, dobbiamo essere pronti a far pagare di più il costo di altre intese ancora in bilico. Penso ad esempio ai negoziati sul prossimo bilancio pluriennale Ue (2028-2034, ndr) su cui abbiamo appena iniziato a discutere. Se non c’è un accordo generale, se mancano le garanzie politiche sulla tutela dei princìpi fondamentali Ue, potremmo bloccare ogni decisione sul prossimo bilancio. E su quello il Ppe non può fare a meno di noi…»Il Ppe legge il voto di oggi in maniera a-politica: «Non abbiamo negoziato con le estreme destre né rotto alcun argine, sono loro che hanno votato i nostri emendamenti», dicono.«Non funziona così, non è così che gestiscono le scelte a livello europeo. Il Ppe è il primo partito certo, ma ha la maggioranza relativa, per fare avanzare i provvedimenti ha bisogno di altre forze politiche. E senza negoziati non si possono prendere le scelte decisive. Così, tanto per capirci, non sarebbe nata la stessa Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen». Che c’entra von der Leyen?«C’entra eccome. A questo punto serve un chiarimento da parte della stessa Commissione, guidata in larghissima parte da uomini del Ppe. Non può appoggiarsi a forze che le hanno votato contro per far passare file legislativi chiave. È una contraddizione politica che chiama in causa von der Leyen. Che non può più far finta di non essere espressione di un Ppe che, oltretutto, la attacca sempre più spesso in Aula, che sia su Israele o sul clima. Non si può andare avanti senza un chiarimento politico».Che chiarimento vorreste?«Quanto accaduto oggi non può essere normalizzato, deve essere un incidente che porti a una soluzione politica, a una nuova modalità di lavoro comune. Altrimenti dovremo discutere se valga la pena sostenere questo impianto politico». Anche a rischio di lasciare campo libero alle destre?«In molti Paesi europei, a partire dalla Germania, i partiti cardini del Ppe sono fedeli al principio del cordone sanitario contro partito nostalgici, nazionalisti e anti-europei. Davvero oserebbero venir meno a quel principio proprio al Parlamento europeo?».Più in generale Ppe e altre forze di destra sembrano volervi schiacciare su uno schema “fastidioso”: noi siamo quelli della sburocratizzazione, della flessibilità, pro-imprese, loro – le sinistre – quelli contro. Come rispondete a questa sfida?«Vero, questa per noi è una sfida. Ma il racconto delle destre è falso e fuorviante. Ci sono centinaia di grandi imprese europee che si sono esposte e ci hanno detto: “Non tornate indietro sulla due diligence e la sostenibilità”. Deregolare su questi fronti significa mandare il messaggio sbagliato a chi si è già impegnato seriamente sulla transizione. Vogliamo semplificare? Certo, ma allora facciamolo sgombrando il campo dall’intasamento di norme europee e nazionali, che danno luogo a interpretazioni confusionarie, costi legali, incertezza giuridica. Uno dei paletti centrali per noi di S&D sull’Omnibus era quello di avere un solo regime per le imprese sulla due diligence, invece è passata l’idea che ogni Paese si farà il suo. Questo vuol dire moltiplicare costi e incertezze per le imprese, altro che semplificare».Foto di copertina: Ansa / Riccardo Antimiani L'articolo Benifei (Pd): «Inaccettabile l’asse Ppe-estrema destra, Von der Leyen chiarisca o blocchiamo il bilancio Ue» – L’intervista proviene da Open.