Educazione sessuoaffettiva, la ricerca della Fondazione Una Nessuna Centomila: “Italia inadempiente, agire subito per aiutare ragazzi e famiglie”

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In Svezia è obbligatoria dal 1955, in Norvegia dal 1960, in Danimarca e Finlandia (in quest’ultimo Paese non obbligatoria, ma integrata) dal 1970, in Spagna dal 2020. In Italia oggi comincia in Aula la discussione sul disegno di legge Valditara che prevede, tra le altre cose, il “consenso informato” delle famiglie. Si discuterà persino un emendamento a firma della leghista Giorgia Latini che estende il divieto fino alle medie. Se parliamo di educazione sessuoaffettiva nelle scuole, possiamo tranquillamente dichiarare che, mentre l’Europa va in una direzione certa, inserendola nel percorso curricolare fin dalle prime classi scolastiche, l’Italia rischia di compiere un enorme passo indietro. E già che la situazione era precaria, frammentaria e su base volontaria…La distonia è evidente se si legge la ricerca promossa dalla Fondazione Una Nessuna Centomila in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, attraverso il Centro di Ricerca Dipartimentale Against Domestic Violence (con il supporto economico di Gucci). Uno studio portato avanti da gennaio a ottobre 2025, sotto il coordinamento di Marina Calloni, professoressa ordinaria di Filosofia Politica e Sociale, e da Elisabetta Biffi, ordinaria di Pedagogia Generale, che fotografa in maniera impietosa la realtà italiana. L’obiettivo era duplice: fornire una mappatura critica della situazione normativa, formativa e culturale in Italia e all’estero, e proporre raccomandazioni operative per l’elaborazione di modelli formativi innovativi destinati ai docenti. Il senso è: non solo protestare per qualcosa che continua a non esistere a livello normativo, ma anche e soprattutto proporre soluzioni scientifiche che possano contrastare la propaganda della “teoria gender nelle scuole”, negli ultimi mesi sbandierata a più non posso da parte della maggioranza.Partiamo dal presente. L’Italia non ha mai recepito le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, delle Nazioni Unite, dell’Unesco e del Consiglio europeo e, pur avendo ratificato la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, secondo le ricercatrici è inadempiente rispetto all’articolo 6 che recita: “Hai diritto alla vita”. “I bambini sono corpi sessuati che hanno una vita affettiva, quindi l’educazione fa parte del loro percorso formativo, della loro vita – spiega la professoressa Biffi –. E per questo gli insegnanti devono saperlo gestire, avendo gli strumenti formativi adeguati”.Dal 1975 ad oggi sono stati presentati 34 progetti legislativi per introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, ma nessuno di essi è stato approvato. Nel 2013, anno della ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione di Istanbul, la proposta di legge firmata dall’allora deputata Celeste Costantino, oggi vice presidente della Fondazione Una Nessuna Centomila e referente scientifica della ricerca, fu discussa in commissione Cultura, ma non approdò mai in Aula. Finora, ci sono norme che offrono soltanto spazi per progetti educativi: dalla famosa Legge del 2015 sulla “Buona scuola”, che promuoveva la parità di genere e il contrasto alla violenza sulle donne nell’offerta formativa, a quella del 2019 sull’Educazione civica, che ha incluso la cittadinanza digitale con riferimenti a bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. La Legge di Bilancio 2025 finanzia con 500mila euro programmi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie. Appunto: solo nelle scuole secondarie.Finora queste norme hanno dato la possibilità ai singoli istituti, in ordine sparso, di promuovere o accogliere corsi realizzati dai Centri antiviolenza sparsi sul territorio nazionale, dalle associazioni e dalla Fondazione Una Nessuna Centomila. “Corsi realizzati da” perché al momento, ed è uno dei problemi maggiori, gli insegnanti non sono formati nello specifico su questioni di genere e sessualità. La scelta degli ambiti della formazione continua, obbligatoria per legge ma con ore residue variabili, è delegata alle singole scuole. Corsi su genere e sessualità non danno alcun credito formativo.Il nostro Paese è stato richiamato più volte. In ballo non c’è l’orientamento sessuale, se mai fosse un problema, ma lo sviluppo stesso delle persone, la loro crescita e il loro futuro relazionale. Far crescere cittadini “educati all’affettività” significa prevenire non soltanto la violenza di genere, ma disturbi comportamentali. Significa investire sulla società del futuro. “Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una crescita vertiginosa delle difficoltà relazionali tra gli adolescenti – spiega la professoressa Calloni –, a un’esposizione precoce a immagini sessuali o pornografiche, a un aumento delle gravidanze precoci e a un ritorno esponenziale delle malattie sessualmente trasmissibili”. Altro che ideologia gender.“Le famiglie vengono lasciate sole – racconta Celeste Costantino –, ma le famiglie chiedono aiuto, perché non sanno rapportarsi con gli adolescenti nativi digitali. Temono di non accorgersi, di non riuscire a stare al passo”. E allora, che fare?Un corso di alta formazione, intanto, basato sui risultati della ricerca e sulle migliori esperienze europee. Un corso interdisciplinare, rivolto a insegnanti, dirigenti scolastici ed educatori, per fornire strumenti teorici e operativi per contrastare stereotipi di genere, prevenire la violenza e sostenere la crescita affettiva e relazionale di bambini, bambine e adolescenti. (Per info e dettagli Bicocca Academy | Educazione all’affettività e alla sessualità: modelli, strategie e pratiche).E poi, ancora, la pubblicazione di un volume divulgativo–scientifico, destinato a scuole, istituzioni e stakeholder educativi; seminari e incontri pubblici per diffondere conoscenze, creare reti territoriali e condividere buone pratiche; raccomandazioni per una legge nazionale, affinché l’educazione sessuoaffettiva sia riconosciuta come strumento di cittadinanza, eguaglianza e prevenzione della violenza.Parole che suonano fuori dal tempo, nel tempo in cui il centrodestra chiede il consenso dei genitori e il divieto di educazione sessuale alle elementari e alle medie, ma che invece – oggi più di prima – risultano necessarie.L'articolo Educazione sessuoaffettiva, la ricerca della Fondazione Una Nessuna Centomila: “Italia inadempiente, agire subito per aiutare ragazzi e famiglie” proviene da Il Fatto Quotidiano.