Detenuto ad alto rischio si toglie la vita nel carcere di Pavia. E' il 15esimo suicidio dal 2021

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AGI - "Si raccomanda una stretta sorveglianza del detenuto" scriveva il 22 agosto 2025 la gip Angela Colella chiedendo che O.A., il recluso che si è ucciso giovedì 13 novembre nel carcere Torre del Gallo di Pavia, venisse guardato con scrupolo dopo avere convalidato il suo arresto per violenza sessuale perché si era presentato all'udienza con un segno al collo determinato da un probabile tentativo di impiccarsi.La giudice di Monza aveva osservato che il trentenne di origini egiziane "aveva dato una giustificazione plausibile al profondo segno del corpo interpretato dall'amministrazione penitenziaria come un gesto autolesionistico e per il quale era stato sottoposto in via d'urgenza a visita psichiatrica". Il magistrato aveva quindi autorizzato anche le visite psichiatriche e neurologiche. O.A. è diventato la quindicesima persona che si è tolta la vita nel carcere di Pavia dal 2021 a oggi. È stato trovato morto nel bagno della cella del carcere poco dopo mezzogiorno.Sulle modalità del suicidio sono in corso accertamenti ma sembra che si sia impiccato con dei lacci di scarpe. La pm Valeria Biscottini ha disposto l'autopsia e aperto un fascicolo per 'aiuto o istigazione al suicidio'. Della vicenda di O.A. si erano occupati i media perché era stato arrestato dopo che una ragazza aveva chiesto aiuto a un passante attraverso il segnale d'aiuto internazionale con la mano in un parco di Vimodrone.Il legale della famiglia della vittimaL'avvocato Marco Romagnoli, legale della famiglia, ha espresso forte sconcerto. "È fuori dalla mia comprensione giuridica e personale - afferma all'AGI l'avvocato Marco Romagnoli - come sia possibile che una persona ad alto rischio di suicidio si sia impiccata dopo averci provato due mesi fa. È il segno evidente di una responsabilità da parte dell'amministrazione penitenziaria e cercherò di dimostrare con tutti i mezzi a disposizione la verità su incarico della sua famiglia". O.A. si era sempre difeso dicendo di essere innocente e di non avere commesso abusi sessuali sulla ragazza.