Quando Massimo Gezzi sostiene che Adriatica, in quanto luogo fisico, non esiste, sa che in fondo mescola il vero e il falso, e lo fa con la stessa abilità con cui tutti gli scrittori di lungo corso creano la materia letteraria, quella incontaminata, fatta di personaggi inventati e di minuscoli brandelli di vita reale. Privata e personale. Il primo romanzo di Gezzi, nella sua brevità – il che lo rende ancora più scintillante – regala ai lettori proprio questo, un frammento letterario “puro”. Si diceva di Adriatica come luogo fisico inesistente, scenario di una serata di metà maggio in cui si incontrano due persone lontane per età e trascorsi, ma vicine in una qualche forma di disperazione: Tullio, sessantotto anni, ed Emilie, una ragazza nel pieno dell’adolescenza. Certo, Adriatica, lungi dall’essere solo uno sfondo, è un grande personaggio di questo libro, mentre mette in scena i suoi elementi come strumenti di una cassetta a cui i personaggi attingono: il molo, punto di ritrovo inconsapevole di Tullio ed Emilie, appoggio di terra ma ponte tangibile tra mare e infinito; il mare stesso, che si trasforma in una distesa di silenzio di cui sia l’uomo che la ragazza hanno bisogno; la luna, riferimento leopardiano, che conserva la memoria di tutti gli uomini; e poi la solitudine, che gravita sommessamente nei ricordi e nella vita di Tullio, presenza ingombrante e unica amica, ma anche nella rabbia di Emilie, che come tante ragazze della sua età non sa gestire la mole di pensieri che la soglia della vita adulta le propone. Questo romanzo non è in fondo che un lungo, poetico, lirico e al contempo impetuoso rimuginare su ciò che diventiamo dinanzi allo scorrere del tempo: di cosa siamo fatti? Soprattutto di scelte, di percorsi deviati anche non per nostra volontà, e di realtà fittizie, quelle che ci costruiamo per non dover ogni volta affrontare la verità. Se Tullio, in questa giornata di metà maggio, s’imbatte in una notizia che lo sconvolge e che gli offre l’occasione di ripercorrere tutta la sua vita, soprattutto emotiva fino a quel momento, Emilie vaga per Adriatica dopo essere venuta a conoscenza di un’altra notizia per lei sconvolgente, che riguarda la sua amica del cuore Giada, e vaga, vaga senza alcuna voglia di rimettere piede in casa, dove troverebbe una madre che beve troppo e che non la capisce quasi mai. E’ in questo girovagare notturno tra il passato e il presente, tra i desideri insperati e quelli proibiti, che Massimo Gezzi costruisce – su un territorio che, al di là dell’immaginazione letteraria, risuona invece di una marchigianità profonda – il racconto perfetto dell’eccezionalità di due vite ordinarie, di tanti piccoli riti quotidiani che sommandosi danno vita alla narrazione di una letteratura raffinatissima e complessa, quella della normalità. Massimo Gezzi Adriatica Gramma Feltrinelli, 176 pp., 17 euro