Lunedì 11 novembre un’indagine dei carabinieri a Venezia ha portato a 23 misure cautelari tra arresti, domiciliari e divieti di dimora nei confronti di un gruppo di borseggiatori e borseggiatrici. Le indagate sono quasi tutte donne di etnia rom e sinti, di nazionalità bosniaca e croata (20 su 23, di cui una incinta). Hanno per la maggior parte meno di 27 anni. I tre uomini sono mariti di alcune di loro. Le accuse vanno dalle lesioni personali alla ricettazione. 32 gli episodi accertati e un totale complessivo di 50 mila euro. Alcune complici di età inferiore ai 14 anni hanno partecipato a 150 violazioni nell’area del centro storico veneziano, a Santa Lucia e nella stazione di Mestre, ma anche a bordo di treni e autobus in arrivo ed in partenza da Venezia.L’indagine sui borseggiatori a VeneziaLa media giornaliera dell’incasso, racconta oggi La Verità, arrivava a 2.500 euro. Il guadagno, secondo il quotidiano, raggiunge quello del 90% dei calciatori di Serie A. E così rientrano anche loro nel 10% più pagato, più di 700 mila euro l’anno. Le misure restrittive sono state emesse dal gip Lea Acampora su richiesta del pm Giorgio Gava. Tra i filmati utilizzati per l’accusa anche quello del ragazzo di Milano picchiato perché riprendeva le borseggiatrici. Alcune di loro incinte venivano costrette a rubare. Ad altre venivano puntati i coltelli in faccia per costringerle ad andare a “lavorare”.I clan di rom e sintiL’inchiesta racconta di «violenze, minacce, percosse, umiliazioni e schiavitù. Le giovani più grandi dentro ai clan di rom e sinti, che avrebbero dovuto fare da madri alle piccole, si sono trasformate nelle loro aguzzine». Mentre «i reati vanno dal furto in concorso, alle violenze e minacce, lesioni, indebito utilizzo e falsificazione di carte, ricettazione e riciclaggio. Un vero e proprio gruppo criminale specializzato».L'articolo Le borseggiatrici di Venezia portavano a casa 2500 euro al giorno ciascuna: «Più dei calciatori» proviene da Open.