Come si costruisce davvero la pace? È la domanda che da mesi attraversa il dibattito europeo sulla guerra in Ucraina e sulle sue cause più profonde. A offrirne una lettura fuori dagli schemi è Elena Basile, giornalista, scrittrice ed ex ambasciatrice, che invita a guardare alla storia prima di esprimere giudizi. Secondo Basile, la mancata neutralità dell’Ucraina e la nuova dottrina americana sul nucleare stanno alimentando il rischio di un nuovo conflitto globale. Intervistata in diretta da Stefano Molinari, l’ex diplomatica ha analizzato le radici della crisi e le responsabilità condivise che hanno condotto all’attuale scenario di instabilità.La percezione dell’altroSecondo Basile, il senso di accerchiamento che caratterizzava l’Unione Sovietica e oggi domina la narrativa del Cremlino non può essere liquidato come semplice propaganda. “Bisogna ricordare la storia – afferma – la Russia è sempre stata attaccata. Da Napoleone alla Rivoluzione del 1917. È quindi normale pensarla così”. Una percezione, quella dell’assedio, che si sarebbe trascinata fino ai giorni nostri: “La Guerra Fredda molti storici l’hanno spiegata in questo senso di accerchiamento: a ragione o a torto, bisogna tener conto delle percezioni che storicamente gli Stati hanno della propria sicurezza. Cosa che l’Occidente non ha voluto fare”.L’ex ambasciatrice punta il dito contro la mancata ricerca di un equilibrio geopolitico, e in particolare contro la decisione (o meglio, la mancanza di decisione) sull’Ucraina: “Nessuno ha spiegato quali erano le ragioni profonde nel non voler accettare un’Ucraina neutrale. Cosa sarebbe successo di negativo se si fosse avvicinata all’Unione Europea, salvaguardando gli interessi storici russi ma senza nessuna soggezione alla Russia stessa? Nessuno ci ha voluto spiegare perché questo sarebbe stato negativo per l’Ucraina ma soprattutto per l’Europa. Avremmo avuto uno Stato cuscinetto che ci avrebbe salvaguardato da ciò che stiamo vivendo oggi: l’incertezza della frontiera orientale europea e il rischio continuo, paventato tanto dalla stampa occidentale quanto da quella russa, di uno scontro diretto tra Occidente e Russia. Durante la Guerra Fredda siamo riusciti a evitarlo sempre, ma oggi sembra non spaventare più”.Oltre Europa, prima gli interessi strategiciBasile allarga poi lo sguardo oltre l’Europa, mettendo in discussione la coerenza della politica internazionale occidentale.Facendo un parallelismo con ciò che sta accadendo in Venezuela, osserva: “È possibile fare la guerra per difendere la democrazia, è possibile violare l’integrità territoriale venezuelana perché – secondo la morale comune – Maduro è cattivo, ma è tutto da provare”. Una riflessione che sottolinea, a suo avviso, la tendenza delle potenze occidentali a invocare principi universali solo quando coincidono con i propri interessi strategici.Il discorso si fa più inquietante: analizzando la questione della deterrenza nucleare e della possibile escalation militare, afferma che “Putin ha risposto, ma l’aiuto sarà come quello occidentale all’Ucraina: è una cosa speculare. Perché non c’è paura dell’escalation? La deterrenza è cambiata, se andiamo a vedere la dottrina americana del nucleare è cambiata: sono saltati tutti i trattati, come quello per la regolamentazione dei missili balistici”. Secondo Basile, questo mutamento segnerebbe la fine del multilateralismo su cui si era retto l’equilibrio strategico del secondo dopoguerra: “Non so se inseguono veramente la possibilità di un primo colpo nucleare – aggiunge – ma sapete che Trump ha ordinato lavori o finanziamenti cospicui di difesa, sull’esempio del sistema Iron Dome israeliano. Non vorrei che gli strateghi militari stiano inseguendo una superiorità nucleare in questo senso”.La preoccupazione principale è che si stia normalizzando l’idea di un conflitto nucleare circoscritto, qualcosa di pensabile, se non addirittura pianificabile: “Il problema è che, prima di tutto, non pensano di arrivare a un’escalation nucleare che implichi un confronto diretto tra Mosca e Washington, però mettono in conto (a mio avviso) la possibilità di un conflitto nucleare limitato. Non c’è più una separazione netta che c’era durante gli anni della deterrenza tra armamento convenzionale e armamento nucleare: ormai le dottrine militari trattano questi due settori nel loro insieme”.Le parole di Elena Basile suonano come un monito contro la superficialità con cui oggi si parla di guerra. Comprendere le percezioni dell’altro non equivale a giustificare le sue azioni ma è l’unica via per tornare a un dialogo realistico, in grado di disinnescare la corsa cieca verso una nuova, pericolosa Guerra Fredda.The post “L’Occidente non ha voluto capire la Russia, ora ne paghiamo le conseguenze” | Elena Basile in diretta appeared first on Radio Radio.