Ti ricordi… Wim Kieft e i suoi demoni nel Pisa romantico di Romeo Anconetani

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Sarebbe stato impossibile oggi fare quel gol: una decina di metri palla al piede sulla trequarti avversaria, lento e indisturbato, con un bel destro però che si infila alle spalle del portiere. Il Pisa vincerà 4 a 1 quella gara di quarant’anni fa contro il Como, con il terzo gol in quella stagione di Wim Kieft, centravanti olandese, intuizione di Romeo Anconetani, non la più felice probabilmente. Nato il 12 novembre del 1962 ad Amsterdam Willem Corneliis Nicolaas Kieft, detto semplicemente Wim cresce nell’Indische Buurt, quartiere popolare nell’area orientale di Amsterdam, figlio di un operaio edile, in una famiglia umile ma unita. Wim trascorre l’infanzia a giocare dove può, nei campi e nelle piazze, finché entra nelle giovanili dell’Ajax di Cruijff, col papà che quando va a vederlo giocare si siede dietro la porta. Ne vedrà pochi inizialmente di gol papà Kieft: alto, muscoloso e non troppo tecnico Wim partirà come difensore, salvo poi venir spostato centravanti cominciando anche a far gol.Gli piace far gol, anche se forse soffre ciò che il gol porta: aspettativa. Ne farebbe volentieri a meno, continuando a giocare come nelle piazze di Amsterdam, tanto che quando va agli allenamenti mentre i compagni si pavoneggiano lui nasconde il logo dell’Ajax, per evitare che la gente gliene chieda conto. Di fatto però i gol di Kieft “pesano”, tanto che a 17 anni diventa titolare, a 19 vince addirittura la Scarpa d’Oro con 32 gol nel campionato olandese. Anche Joahn Cruijff spende parole al miele per Wim, tanto che il mercato lo considera un oggetto del desiderio: lo vorrebbe il Real Madrid, ma negli anni ’80 il fascino della Serie A è superiore, e di gran lunga, a qualsiasi altra cosa. Se lo accaparra il Pisa dopo un mezzo giallo: quando sembra tutto fatto il vicepresidente dell’Ajax rilascia un’intervista in cui assicura che Kieft non si muoverà da Amsterdam, ma il presidentissimo Anconetani non è tipo da lasciarsi prendere per la gola e assicura: “Domani sarà in città”.Così è, con bagno di folla dei tifosi che sognano anche in virtù delle parole di Cruijff, firma e ritorno in vacanza per l’attaccante olandese. L’inizio in campo è promettente, con quattro gol segnati in Coppa Italia, ma in campionato stenta, come il resto della squadra, guadagnandosi vista la sua scarsa mobilità in campo l’appellativo di “Pennellone”. Il campionato si chiude con 3 gol di Kieft e col Pisa in B, ma il presidente Anconetani non demorde e scommette ancora sul suo centravanti, facendo bene: alla corte di Simoni segnerà 15 gol, contribuendo a riportare i nerazzurri in Serie A. Più maturo e ormai ambientatosi in Toscana Wim nella sua terza stagione fa meglio: 6 gol in Coppa Italia, 7 in campionato uno in finale di Mitropa Cup, torneo che i nerazzurri si aggiudicheranno, ma anche in questo caso la squadra retrocederà. Passerà al Torino di Radice, facendo molto bene: tre gol nel girone di Coppa Italia che garantiranno la qualificazione alla fase successiva ai granata, cinque gol nei primi due turni di Coppa Uefa, contro Nantes e Raba Eto, cinque gol nelle prime giornate di campionato…salvo poi infortunarsi gravemente, restando a lungo fuori, perdendo la forma e ritrovandola solo a fine campionato quando segnerà altri tre gol.Fu allora che per Wim cominciarono anche problemi di dipendenze, da alcol e cocaina. Tornerà al Psv, vincendo la Coppa dei Campioni e un nuovo titolo di Capocannoniere, vincendo anche l’Europeo dell’88, permettendo all’Olanda di qualificarsi alla fase successiva con un gol all’Eire nell’ultima gara del girone a 8 minuti dalla fine, quando lo zero a zero avrebbe qualificato l’Irlanda. A carriera chiusa Wim farà i conti coi suoi demoni, mettendo a serio rischio la sua salute, uscendone quando sarà chiamato dall’amico Fred Rutten a collaborare nel Psv. È tornato a Pisa negli ultimi anni, apprezzando i tifosi a cui non interessava sapere dei suoi problemi, ma solo ricordare i gol. Pisa lo ha aspettato, lo ha fischiato, lo ha applaudito. E alla fine lo ha adottato. Perché nel “Pennellone” c’era più dell’attaccante venuto dall’Olanda: c’era l’uomo vero, fragile e testardo, capace di sbagliare e di rialzarsi. Come la sua squadra.L'articolo Ti ricordi… Wim Kieft e i suoi demoni nel Pisa romantico di Romeo Anconetani proviene da Il Fatto Quotidiano.