Travaglio a La7: “In Italia è stata desertificata la libertà di espressione, non solo quella di stampa”

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A Otto e mezzo, su La7, Lilli Gruber apre la puntata con un dato che pesa: l’Italia scende al 49° posto nella classifica di Reporter senza frontiere e, mentre le destre intensificano gli attacchi a Report e al suo conduttore Sigfrido Ranucci, il governo rinvia ancora una volta l’intervento sulle querele temerarie. Una situazione che, secondo la conduttrice, delinea un’offensiva sempre più evidente contro la libertà di stampa. A quel punto la domanda è inevitabile: che cosa teme Giorgia Meloni?Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, allarga immediatamente il quadro oltre Palazzo Chigi: “Ma fosse solo il governo Meloni e questa destra che attacca l’informazione almeno sapremmo bene qual è il nemico. Il problema è più profondo e riguarda i fondamentali non solo della libertà di informazione ma anche della libertà di espressione”.A sostegno della sua tesi cita una serie di episodi recenti. Il primo riguarda il giornalista Gabriele Nunziati licenziato dall’agenzia di stampa Agenzia Nova perché, durante una conferenza stampa a Bruxelles, ha chiesto alla portavoce della presidente von der Leyen, Paula Pinho, le ragioni per la Russia debba finanziare la ricostruzione dell’Ucraina mentre a Israele non viene richiesto di contribuire alla ricostruzione di Gaza. “L’hanno licenziato perché la domanda era sbagliata – sottolinea Travaglio – Non esistono domande sbagliate, tantomeno quella, che era assolutamente pertinente”.Travaglio passa poi ai grandi giornali, accusandoli di contribuire al restringimento dello spazio informativo: “Ci sono giornali che chiedono interviste scritte a Lavrov (Il Corriere della Sera, ndr), poi, quando Lavrov gli manda delle risposte, non gli piacciono e non le pubblicano e le pubblica Lavrov dimostrando come è ridotta la libertà di stampa anche nei nostri paesi e non solo in Russia, dove sappiamo che i giornalisti fanno una certa fatica a morire di morte naturale”.Il direttore ricorda anche l’episodio torinese in cui al professor Angelo d’Orsi, docente di Storia all’Università di Torino, viene impedito di parlare in una sede pubblica perché ritenuto portatore di posizioni considerate russofile. “Insomma – osserva Travaglio – stiamo trascurando degli fenomeni enormi che praticamente hanno completamente desertificato proprio il concetto stesso di libertà di espressione, non soltanto di stampa”.Poi il bersaglio torna al governo, accusato di reagire ai numeri e ai fatti con negazioni e delegittimazioni: “Ci sono questi poveretti che stanno al governo che non ne azzeccano una e che hanno come nemico la realtà e i numeri”. Travaglio cita l’ultimo scontro con Bankitalia, definita da Mario Sechi, ex portavoce del governo Meloni e attuale direttore di Libero, una specie di covo di “banchieri rossi”, perchè ha osato criticare la legge di bilancio. Stesso destino per l’Istat, popolata da “statistici rossi”. La critica tocca infine i ritardi ferroviari di giornata, con convogli accumulati fino a otto ore di ritardo: “Probabilmente riusciranno a dar la colpa a qualche magistrato anche per i ritardi dei treni che ormai sono endemici: partono più treni in orario nei giorni di sciopero generale che in quelli di ordinaria amministrazione”.Il filo che unisce tutti questi episodi, secondo Travaglio, è uno solo, la paura dei fatti:“Il problema è che qui si ha paura della realtà e si perdono proprio di vista i fondamentali”.L'articolo Travaglio a La7: “In Italia è stata desertificata la libertà di espressione, non solo quella di stampa” proviene da Il Fatto Quotidiano.