Con XPeng la Cina inaugura la corsa globale alla robotica intelligente

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XPeng, una delle principali case automobilistiche cinesi e concorrente diretta di Tesla, ha annunciato la produzione industriale di Iron, il suo primo robot umanoide sviluppato da XPeng robotics. Non è un prototipo da laboratorio né un esercizio mediatico: Iron è pronto per la produzione di massa. È la prima roadmap industriale esplicita per un robot umanoide cinese. Mentre Elon Musk presenta i progressi del suo Optimus e Donald Trump promette una nuova “rivoluzione manifatturiera americana” centrata su intelligenza artificiale e reshoring, la Cina passa ai fatti: dall’auto elettrica all’intelligenza incarnata.Dai veicoli elettrici agli esseri meccaniciXPeng non si definisce più un costruttore di auto, ma una tech mobility company. Il gruppo immagina un ecosistema integrato in cui veicoli autonomi, droni e robot umanoidi cooperano in una rete neurale distribuita. È il passo successivo dell’AI: dal software che scrive e parla, alle macchine che vedono, camminano e agiscono. L’intelligenza artificiale esce dagli schermi e comincia a occupare lo spazio fisico fabbriche, magazzini, ospedali e case.Il segnale geopolitico: l’intelligenza entra nel corpoL’annuncio di XPeng è il manifesto della fase due dell’AI globale. Nella prima, il potere è andato a chi controllava i modelli linguistici (OpenAI, Anthropic, Google). Nella seconda, dominerà chi porterà l’intelligenza nel mondo reale attraverso hardware, sensori, software proprietari e robot capaci di apprendere sul campo. Per la Cina, significa ridurre la dipendenza dall’Occidente e creare una nuova forza lavoro automatizzata nazionale. Per gli Stati Uniti, è una chiamata alla competizione industriale che toccherà il cuore della politica di Trump: riportare in patria produzione e tecnologia.E l’Italia? La sfida è riconvertire il “saper fare”L’Italia non parte da zero. È già leader mondiale nella robotica di precisione: dai bracci industriali per l’automazione alle macchine agricole intelligenti. Ma mentre l’Europa concentra risorse sull’elettrificazione dell’auto, il mondo sta già cambiando campo di gioco. Oggi Stellantis investe miliardi per adeguarsi alle normative green; domani potrebbe scoprire che la vera frontiera non è la batteria, ma il robot che lavora, costruisce, ripara. Una riconversione strategica verso la robotica cognitiva e collaborativa permetterebbe all’Italia di unire due anime storiche: la meccanica di precisione e la creatività ingegneristica.Tre mosse per non restare ai margini in Italia e in EuropaIn Europa esistono già iniziative nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale dai programmi Horizon ai Digital innovation hub, fino alle prime sandbox regolamentari per l’AI. Ma il problema non è l’assenza di progetti, è la lentezza. Mentre Cina e Stati Uniti corrono a ritmo industriale, l’Europa procede ancora con tempi da laboratorio. Serve una politica industriale di nuova generazione, che affianchi all’elettrificazione e alla transizione digitale un terzo pilastro: l’intelligenza artificiale applicata all’hardware. L’Italia, grazie alla sua tradizione manifatturiera, potrebbe guidare questa svolta, puntando su sistemi meccatronici, robot collaborativi e automazione cognitiva. Per accelerare, è essenziale ampliare le sandbox europee dedicate ad AI e robotica, spazi di sperimentazione reale dove start-up e imprese possano testare tecnologie avanzate senza ostacoli normativi eccessivi. In parallelo, va aggiornata la formazione tecnica e ingegneristica, rafforzando poli Its e università specializzate in automazione, visione artificiale e robotica cognitiva. Solo così Europa e Italia potranno colmare il divario di velocità con le grandi potenze e costruire una filiera continentale della robotica intelligente, capace di competere nella nuova economia dell’intelligenza fisica.Il messaggio di XPeng: l’AI ha lasciato il cloudQuando l’intelligenza esce dal software e diventa corpo, cambia la natura stessa della competizione economica. La prossima grande rivoluzione industriale non sarà chi scrive il miglior algoritmo, ma chi saprà dare forma fisica all’intelligenza. In questo nuovo equilibrio, la Cina accelera, Tesla reagisce e Trump promette, ma l’Italia ha ancora una carta unica: la capacità di costruire macchine che funzionano, non solo che pensano.