Indonesia. Il nuovo trattato con l’Australia che cambia gli equilibri dell’Indo-Pacifico

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di Giuseppe Gagliano – Nei giorni scorsi il primo ministro australiano, Anthony Albanese, e il presidente indonesiano, Prabowo Subianto, hanno annunciato il nuovo trattato di sicurezza. Molti osservatori hanno intuito che non si trattasse di un semplice aggiornamento degli accordi esistenti, bensì di un meccanismo politico prima ancora che militare: i due Paesi si impegnano a consultarsi reciprocamente se uno dei due dovesse sentirsi minacciato. Una clausola apparentemente morbida, ma con una forte carica simbolica, perché introduce un livello di fiducia che fino a pochi anni fa era impensabile.L’Australia insiste sul fatto che il trattato rappresenta una “estensione logica” della cooperazione avviata negli anni Novanta. L’Indonesia, dal canto suo, si muove con la prudenza di chi deve fare convivere le esigenze della sicurezza con una politica estera rigidamente non allineata. Prabowo ha ribadito che Jakarta intende mantenere le migliori relazioni possibili con i vicini, evitando di essere percepita come parte di un blocco militare. Una linea coerente, soprattutto in un’epoca in cui la competizione tra Stati Uniti, Cina e Russia attraversa tutta la regione.Per capire la portata di questo riavvicinamento bisogna ricordare che l’accordo del 1995, considerato allora un passo storico, venne ritirato nel 1999 dopo la crisi di Timor Est. L’Australia aveva guidato la forza di pace delle Nazioni Unite che mise fine alle violenze, ma quell’intervento incrinò profondamente i rapporti con Jakarta. Tornare oggi a un modello simile significa riconoscere che le rispettive leadership hanno deciso di superare il passato per concentrarsi su un futuro molto più incerto.Dal punto di vista australiano, il trattato rappresenta un tassello della strategia di consolidamento dei rapporti con i vicini. Canberra ha appena firmato un accordo di difesa mutua con la Papua Nuova Guinea, ben più vincolante di quello annunciato con l’Indonesia. Ma questo non sorprende: l’Indonesia non vuole impegni rigidi né desidera essere trascinata in uno scenario di confronto diretto con la Cina. Preferisce un equilibrio flessibile, fatto di consultazioni, contatti regolari e una cooperazione che rimanga sotto il pieno controllo politico di Jakarta.La ministra degli Esteri Penny Wong ha precisato che la firma del trattato è prevista per il prossimo anno, sottolineando come l’Australia consideri la relazione con l’Indonesia un pilastro della stabilità regionale. Ed è proprio questa la chiave: costruire fiducia là dove la geografia impone vicinanza e la geopolitica alimenta inquietudine. L’Australia, con il suo coinvolgimento in AUKUS e la crescente proiezione militare nel Pacifico, ha bisogno di rassicurare Jakarta. L’Indonesia, invece, vuole evitare che l’Australia interpreti i suoi rapporti con la Cina come un allontanamento dagli equilibri tradizionali della regione.Gli analisti più scettici, come Euan Graham dell’Australian Strategic Policy Institute, sostengono che il trattato sia soprattutto un atto simbolico. Non obbliga l’Indonesia ad agire in caso di minaccia, ma la impegna solo a consultarsi. È vero. Tuttavia, nella diplomazia indo-pacifica, il simbolismo conta quanto i mezzi materiali. Un Paese che accetta di consultarsi rende trasparente il proprio orientamento strategico e riduce il rischio di calcoli errati, che in un’area così sensibile possono trasformarsi in crisi in poche ore.Più che un’alleanza, questo trattato è un’assicurazione reciproca: un modo per dirsi che nessuno dei due vuole affrontare da solo un contesto regionale sempre più teso. E in una fase in cui la Cina rafforza la sua presenza marittima, gli Stati Uniti consolidano la loro rete di alleanze e la Russia tenta di mantenere influenza nello spazio indo-pacifico, ogni accordo che riduce l’incertezza diventa automaticamente un fattore di stabilità.Albanese dimostra così di aver rimesso in carreggiata una relazione cruciale. Prabowo, dal canto suo, può presentare il trattato come un esempio di “bilanciamento intelligente”: vicinanza ai partner occidentali senza rinunciare alla libertà strategica che l’Indonesia considera irrinunciabile.