“La verità è una storia crudele, mi assumo il rischio di raccontarla”. Christine Orban, una delle più celebri e apprezzate narratrici d’Oltralpe, insignita dei più importanti riconoscimenti (Cavaliere sia della Legion d’Onore che delle Arti e delle Lettere), ha scelto Lady Diana come protagonista del suo ultimo romanzo, “La signorina Spencer”, che esce in Italia per Libreria Pienogiorno. “Mi piace sfidare i preconcetti che sono stati creati sulle donne. In questo caso ho sentito il bisogno di rendere giustizia a una ragazza, per comprendere il suo sgomento e la sua rivolta” ha dichiarato la scrittrice, che già in passato si è occupata nei suoi romanzi di grandi figure femminili, come Virginia Woolf, Joséphine de Beauharnais e Maria Antonietta. “Mi sono messa nei panni di Diana Spencer per esplorare meglio la sua resistenza a ciò che non vuole essere. Non è solo la piccola figura in tailleur rosa dietro Carlo: vuole contraddire queste immagini da cartolina a raccontare la sua verità, la verità di una ragazza che preferisce essere amata piuttosto che regina. Penso che quasi tutti ricordino dove si trovavano al momento della sua morte, il 31 agosto di ventotto anni fa. Io ero in Grecia e ne rimasi sbalordita. Nessuno avrebbe potuto immaginare che questa donna, diventata un’icona, potesse scomparire in quel modo. Ho pensato che Diana meritava di essere capita”.Quello di Christine Orban è un romanzo vero e proprio, nel quale però i fatti sono accurati e documentati, così come le parole. “Ma faccio anche ciò che uno storico non può fare: empatizzare. Mi sento come se avessi compreso Diana dall’interno, come se l’avessi ascoltata, fin da quel primo episodio fondante: l’abbandono della madre quando lei aveva sette anni, un trauma che in qualche modo si sarebbe portata dietro per il resto della vita”. Il risultato è una straordinaria narrazione in prima persona che rende vicina come non mai la ragazza e poi la donna che tutti credevamo di conoscere.Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo in esclusiva un’anticipazione di “La signorina Spencer”, con la scoperta del perdurante ménage tra Carlo e Camilla Parker Bowles, che alla ventenne Diana si palesa con “luccicante evidenza” proprio alla vigilia delle nozze:Passando per l’ufficio di Michael Colborne, ho notato sul tavolo del segretario un astuccio avvolto da un fiocco di raso bianco. Avrei dovuto proseguire, ma il pacchetto è così raffinato… Vengo colta da un’intuizione, rallento il passo.«Che cos’è?»«Non importa!»«Perché?»«La prego…»«Un regalo per me?», chiedo, benché sia convinta del contrario.Colborne è sconvolto.Quel pacchetto nasconde un segreto, ne ho la certezza. Avrei dovuto ignorarlo, restare determinata prima di tutto a essere felice. Ma lui si fa beffe di me, nascosto maldestramente fra alcuni fascicoli.Faccio una cosa che la mia educazione disapprova, ma che il dubbio, alla vigilia del matrimonio, autorizza. Ho bisogno di saperlo con certezza. Non è una ragazza in preda a un’impazienza gioiosa quella che aprirà il pacchetto, ma una donna spinta da un’intuizione orribile.Questo regalo sta per essere offerto. A me? Poco probabile, sarebbe sul mio letto o nella tasca di Carlo. Slego il fiocco e strappo la carta, sorda alle proteste indignate del segretario. Compare una scatola della gioielleria più famosa di Londra, Garrard & Co.Colborne è costernato, mi supplica; io me ne infischio, apro l’astuccio di pelle rossa, il cuore in gola: ho paura di quello che troverò. Quel gesto è una follia, ma pazienza: posato sul raso bianco, al centro di uno splendido braccialetto in oro, una placchetta smaltata sulla quale si intrecciano le lettere G e F. Non sono le nostre iniziali. Né quelle di Carlo e Camilla. Colborne sta per sentirsi male, io invece insisto a voler scoprire cosa nasconde quel regalo. Apro la porta dello studio di Carlo, il braccio teso, il braccialetto stretto fra pollice e indice, il più lontano possibile da me, come se fosse una cosa ripugnante:«E questo cos’è?»Carlo ha capito subito. Si alza, balbetta per la collera: «Che ci fai c-con q-quel b-braccialetto?»Solo qualche giorno fa, lo chiamavo signore. Oggi, alla vigilia del nostro matrimonio, recitiamo una scena domestica degna di una commedia da boulevard.Carlo, senza esitare: «È un regalo per Camilla».Una pugnalata al cuore.Quelle parole mi feriscono e tuttavia, in un certo senso, orgogliosa della mia chiaroveggenza, ripeto: «Un regalo per Camilla… Non avrei aperto il pacchetto se non avessi avuto dei dubbi».«È un regalo di addio».Si dice che una vera bugia vada nascosta dietro a una verità. La verità è la destinataria, la menzogna sarà l’addio?«E perché le iniziali non sono le vostre?»Esagero, sto oltrepassando i limiti.Carlo si arrende: «Perché i nostri nomi in codice erano Fred e Gladys».«Serve un nome in codice per un’amica di famiglia?»«La mia storia con Camilla è finita».Detesto questo ruolo di megera che mi impongono. Lo scrivo al plurale perché sono costretta a considerarli insieme: Carlo può fare un regalo simile solo a una persona nella posizione di riceverlo. Com’è possibile, alla vigilia del nostro matrimonio? Che succede? La signora C è ovunque, a lei il braccialetto, a me il sospetto, questo veleno che mi obbligano di nuovo a ingerire e che mi trasforma in un’arpia.«Mi auguro che la signora Parker Bowles non sia presente il giorno della cerimonia».Carlo non risponde. La signora C dev’essere già stata invitata.Gli restituisco il bracciale e il pacchetto rovinato.È livido.Sono entrata in un territorio proibito.Ho sbattuto così forte la porta del mio appartamento da far tintinnare le gocce del lampadario. Le guardie del primo piano, sempre in agguato, devono essersi chieste se tra i futuri Galles non sia già scoppiato un litigio. «I Galles», è così che ci chiamano qui. Domani andremo in chiesa per la prima prova. Il matrimonio del secolo si terrà fra due settimane.Esiste una scappatoia? Potrei fuggire, prendere la mia macchina e andarmene da Londra, tornare nella foschia e nei boschi di Althorp, oppure sparire da qualche parte all’estero. È ancora possibile. Ma sono paralizzata. Il mio destino dipende da questa incapacità di ribellarmi?Il braccialetto è scattato verso di me come un serpente velenoso. Ho visto la catena ondeggiare sulla scrivania, la bella catena dalle maglie arrotondate e cesellate suona la campana a morto di qualcosa che non è ancora cominciato.Sono appena stata a provare l’abito da sposa, diecimila perle e paillettes applicate su un taffetà di seta avorio, un’opera d’arte. Migliaia di ore di lavoro e milioni spesi per un matrimonio senza amore. Che triste spreco.Ho il cuore spezzato. Quando mamma mi ha abbandonata, ha abbandonato anche le mie sorelle, mio fratello e mio padre. Eravamo in cinque a condividere la sofferenza. Questa volta, non sono stata abbandonata; Carlo si farà trovare in chiesa, ma il suo cuore sarà altrove, e io sono sola a sopportare questo dolore.Devo muovermi in fretta, ho bisogno della pietà delle donne.Le mie sorelle sono venute subito.«Aiutatemi ad andarmene, farò notizia per un po’ e poi mi dimenticheranno. La regina troverà un’altra moglie per suo figlio, a meno che, magnanima, non gli consenta di sposare Camilla. Carlo ama la signora C, ne ho la prova».«È troppo tardi, Duch. Non puoi più tirarti indietro, la tua faccia è incisa su tutte le tazze d’Inghilterra».Sento rivoltarsi lo stomaco. La mia faccia incisa su delle tazze? Devo sprecare la mia vita per delle scodelle?«Sono finita in una trappola, Carlo mi distruggerà… Devo andarmene».«È il matrimonio del secolo, milioni di telespettatori seguiranno la cerimonia in tv. Puoi tirare un pacco a un uomo, non a ottocento milioni di telespettatori! Non pensarci più».«Carlo ama un’altra donna, io non lo sapevo».Sdraiata sul letto con le braccia incrociate, sembro un pupazzo disarticolato, la testa da una parte, le gambe dall’altra, un piede che sporge dal materasso, le scarpe slacciate… Respiro forte, a scatti.Dovrò mostrarmi a tutto il mondo, secondo l’espressione della mia guardia del corpo. Tutto il mondo è un concetto che non conosco.L'articolo “La verità è una storia crudele, mi assumo il rischio di raccontarla”: il ritratto inedito di Lady Diana nel romanzo ‘La signorina Spencer’ proviene da Il Fatto Quotidiano.