«Ho detto: “Forse a 43 anni è arrivato il momento di fare qualcosa di diverso e non quello che facevo a 20 anni”. Sentivo il bisogno di dire cose diverse» e così è stato. Il pubblico potrà partecipare a questa evoluzione cantautorale di Clementino, vero nome Clemente Maccaro, 42 anni, rapper campano tra i più amati del genere in Italia, ascoltando Grande anima, il suo nuovo album, uscito venerdì. Un album molto ricco, che riflette la ricchezza dei riferimenti culturali che hanno ispirato Clementino negli ultimi tempi. Soprattutto i viaggi, tanti, tra India, Giappone, Norvegia, Kenya e, in particolare, Costa Rica, una terra che gli ha aperto le porte della meditazione attraverso la partecipazione a una serie di cerimonie con gli sciamani del posto. Oggi la meditazione fa parte della sua vita, così come una nuova percezione di se stesso, come artista e come persona: «Tutti hanno sempre visto Clementino come quello scherzoso, divertente, però c’è una parte dentro di me che vuole scoppiare e vuole far capire che c’è tanto studio dietro a quello che faccio, e forse questa cosa qua ancora non è stata capita».Sembra un disco prodotto con un’urgenza artistica ben precisa, quale?«Mi sono ritrovato da un giorno all’altro a voler cambiare tutto, perché vengo da dieci anni di turbolenza che tutti sanno (problemi di tossicodipendenza ndr). Così ho iniziato a viaggiare nel mondo per fare meditazione. Ho avuto modo di parlare con gente in India, in Costa Rica, in Norvegia, in Giappone, Kenya. Poi ho iniziato a fare meditazione da solo: venti minuti la mattina, venti pomeriggio, venti la sera, e vedevo che cambiava il mio modo di approcciarmi alla vita, pure i miei genitori mi vedevano diverso, calmo, tranquillo, e lì mi sono detto: “Forse questa è la vera risposta, respirare e guardare dentro di sé”. Lì si sono agganciati i tanti libri che ho letto, quasi 50 all’anno, sono abbastanza una scheggia a leggere. Adesso sono anche fidanzato, quindi ho messo un po’ di cose insieme che mi hanno fatto cambiare il modo di vedere la vita in positivo».Tutto questo dal disco si evince perfettamente. Vale anche per la musica?«Negli ultimi tempi nelle mie playlist c’erano Pino Daniele, Lucio Dalla, De Andrè, Battiato, Branduardi, Rino Gaetano, Vasco Rossi, Jannacci, Pierangelo Bertoli…e ascoltando le loro canzoni mi sono risolto. Così poi quando scrivevo non scrivevo più come Clementino, il rapper delle battaglie di freestyle, ma scrivevo da Clemente, è uscita fuori l’anima mia vera. Clementino era solo un robot guidato da Clemente».Sarà difficile per te tornare indietro?«Pensare che ora cambierò per sempre è un po’ esagerato perché io lo so come sono. Basta che domani vado a Manhattan, giro un po’ per Harlem e già mi viene voglia di tornare un po’ Snoop Dogg o Method Man. Sono un grande bugiardo, ti posso dire “Sì, ho cambiato genere”, ma domani torno a fare freestyle».C’è qualcosa che ancora non abbiamo capito di Clementino?«La serietà. Tanti vedono il freestyler, The Voice, la canzoncina, “Spacc e vetrin”, “Cos cos cos”, ma adesso voglio che la gente capisca la mia profondità e che non posso essere etichettato. Molti mi vedono come il rapper o il presentatore, no, io sono Clementino, sono tutto questo, non mi creo assolutamente il problema. Vorrei dimostrare che c’è ancora tanto da dire, vorrei dimostrare a tanti ragazzi che pure se sono vittime di dipendenze ne possono uscire, scappare da una vita di merda anche solo facendo la musica. Perché io, Geolier, Luché, Rocco Hunt ci siamo riusciti a scappare da una vita che ti tiene stretto, specialmente nella provincia della Campania».Lavorando al disco ti sei chiesto come i fan avrebbero reagito a questa evoluzione?«Non mi sono mai posto il problema, perché quando vedi che i risultati più grossi li hanno ottenuti canzoni che hanno un significato, come Quando sono lontano, allora ti rendi conto che è sempre stata quella la chiave. La natura me l’aveva messa davanti, ma ero troppo occupato a drogarmi per rendermi conto di questa cosa». Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da CLEMENTINO (@clementinoiena)Nel brano Costa Rica entri a fondo nel raccontare i riti sciamanici, in cosa consistono?«Attraverso la meditazione e la musica respiri, parli con te stesso, e ti posso assicurare che quando ti svegli il giorno dopo hai tolto dei pesi. Ecco, questo è lo scopo delle meditazioni in Costa Rica, farti pensare tanto al tuo comportamento, agli errori che hai fatto, agli errori che puoi evitare, ti riporta al presente. Io devo tantissimo alle tribù che vivono lì, perché mi hanno dato una grande mano».Infatti hai detto che grazie alla meditazione adesso guardi al “qui e ora”. Prima non ci riuscivi?«Il mio problema era non avere autostima, perché credevo sempre di non farcela e quindi avevo bisogno di drogarmi. Da ragazzino mi sentivo sempre inferiore, dormivo e pisciavo nel letto perché soffrivo di incontinenza. Quando andavo a scuola mi sentivo diverso dagli altri, perché li vedevo tutti fighi, tutti che ballavano con le fidanzatine, e allora mi sono chiesto: “Come posso avere un posto nella società?”. Così ho iniziato a fare il dj, almeno mettevo la musica mentre gli altri si sbaciucchiavano».E poi è arrivato il rap…«Forse per questo sono diventato rapper, perché in passato ho sempre avuto paura di parlare, avevo paura di non dire la cosa giusta. E, guarda un po’, sono diventato rapper. Lo sai come si chiama questa cosa? Teoria della compensazione: hai paura dell’acqua e poi diventi nuotatore, hai paura di parlare e diventi un rapper».Credi che anche la musica italiana di oggi abbia bisogno di ritrovare la propria essenza?«Io credo che la musica italiana abbia bisogno di cultura nelle canzoni. Non parlo di musica, parlo di concetti».Cosa ti piacerebbe che rimanesse di questo disco in chi lo ascolta? «I testi, vorrei che la gente dicesse “Come è forte Clementino anche in questa veste!”».L'articolo Clementino è diventato grande: «Mi ha salvato la meditazione, ai giovani dico che dalle dipendenze si può uscire» – L’intervista proviene da Open.