Le pillole di Polly: recensione di “Un gatto per i giorni difficili” di Ishida Syou

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Un gatto porta tanta felicità nella vita di chi ha l’onore di prendersene cura, come sa bene chi ce l’ha o ce l’ha avuto.I mici hanno un’indole indipendente, eppure quando guardano negli occhi l’umano che si sono scelti come “padrone” sono in grado di comunicargli tutto il loro amore.Ci lasciano liberi perché per molti aspetti sono autosufficienti, ma sono lì per noi quando abbiamo bisogno di loro, proprio come la più solida delle rocce.E quando alla fine se ne vanno per sempre, lasciano in chi li ha amati veramente un vuoto incolmabile. E tuttavia, un gatto dà talmente tanto che chi sta soffrendo in modo straziante per la sua perdita rifarebbe tutto senza pensarci due volte.Di questo, sono convinti uno svagato dottore e la sua irascibile assistente infermiera, che gestiscono una clinica specializzata in salute mentale. Il posto è alquanto particolare; tanto per cominciare, per arrivarci bisogna perdersi.La clinica, infatti, si trova all’incrocio di un dedalo di strade al centro di Kyoto e non se ne conosce l’indirizzo preciso; così, solo in pochi riescono a trovarla. In più, alcuni di quelli che arrivano a destinazione rinunciano ad entrarci, o perché il posto è molto strano o perché il portone d’ingresso è talmente pesante che non riescono ad aprirlo.Eppure, come ripete sempre il bizzarro dottore che la gestisce, chi vuole entrare nella clinica ci entra. Probabilmente, a decidere chi riesce a raggiungere quello strano posto è il destino; sicuramente c’entra anche la motivazione personale.Fatto sta che le persone che si presentano davanti alla sua pesante porta sono in cerca di un sostegno psicologico; chi non c’è mai stato, tuttavia, non sa che genere di aiuto venga offerto lì.Gli ex pazienti, infatti, testimoniano che i professionisti che ci lavorano sono molto bravi a curare la sofferenza umana, ma non rivelano mai in cosa consista il trattamento che viene somministrato.Così, chi racconta i suoi guai allo strampalato dottore, nel momento in cui gli viene comunicata la terapia che gli è stata assegnata rimane a bocca aperta.l pazienti, infatti, dopo essersi confidati sulle proprie angosce si aspettano che venga consigliata loro una psicoterapia, magari insieme a degli psicofarmaci.E invece, quel medico bislacco immancabilmente prescrive loro un gatto. Certo, il dottore sceglie il più adatto all’indole del paziente, ma tant’è; la terapia da seguire miagola e ha quattro zampe.Così, alla fine del colloquio con l’eccentrico dottore il paziente si presenta con la ricetta in mano dalla scontrosa infermiera, e lei gli consegna un micio chiuso in un trasportino piuttosto usurato e un foglietto di istruzioni da leggere con attenzione.La cura, a dire il vero, non dura in eterno, ma solo pochi giorni dopo i quali, in teoria, il gatto dovrà essere riconsegnato.Resta da capire se le persone che si rivolgono alla clinica, come un trentenne in crisi con il proprio lavoro, un uomo di mezza età scansato da tutti sia in famiglia che in ufficio, una ragazzina rimproverata continuamente dalla madre, una stilista con un compagno poco volitivo e un’apprendista geisha che non riesce a dimenticare la sua prima gatta trarranno veramente giovamento dalla cura che è stata loro prescritta.Ishida Syou è un’autrice giapponese che, come i clienti della clinica tutta speciale di cui parla nella sua opera, a un certo punto ha voluto dare un senso nuovo alla sua esistenza. Così, ha lasciato il suo lavoro presso una società di telecomunicazioni e si è dedicata alla sua vera passione, la scrittura.L’idea è stata felice sia per la scrittrice, che ha cercato di costruirsi un’esistenza più affine ai propri desideri, che per i lettori.Chi legge “Un gatto per i giorni difficili”, infatti, dopo aver finito il libro sarà grato di averlo letto. Non tutti trarranno lo stesso effetto benefico dalla lettura del romanzo, certo. Il beneficio massimo lo avranno le persone che vogliono bene ai gatti, perché sono le sole ad aver vissuto fino in fondo le emozioni dei protagonisti.Ma anche chi non ha una passione particolare per i nostri amici felini non potrà non amare il romanzo della Syou, grazie alla capacità dell’autrice giapponese di raccontare storie di sofferenza umana con partecipazione ed empatia.I personaggi dell’opera sono persone come tante che, per un motivo o per l’altro, non riescono a trovare il loro posto nel mondo. Non si conoscono l’uno con l’altro, eppure hanno qualcosa in comune: il desiderio di reagire al dolore e di ricostruire la loro esistenza partendo dai brandelli in cui è ridotta. E, come accade per tanti nella vita reale, quando un gatto ci mette lo zampino il compito di risollevarsi è più facile.Un altro grande pregio del romanzo, poi, è la sua atmosfera onirica e surreale. L’autrice possiede una fervida immaginazione, ma nell’opera ha saputo equilibrare perfettamente gli elementi realistici e quelli di fantasia, senza esagerare con questi ultimi. Particolarmente riusciti, in questo senso, sono il personaggio del medico e dell’infermiera della clinica, che nascondono qualcosa di misterioso, forse addirittura magico, ma a loro modo sono realistici e vividi, e per questo cari al lettore.“Un gatto per i giorni difficili”, dunque, è un romanzo da consigliare a chi cerca una storia commovente, ma allo stesso tempo in grado di dare speranza a chi voglia cambiare qualcosa nella propria vita, che sia con il consigliatissimo aiuto di un gatto o meno.Federica Focà