“Il Giubileo degli Influencer, nel contesto dell’Anno Santo, rappresenta una bella novità”. Lo dice a LaPresse monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione del Vaticano, in merito al Giubileo dei missionario digitali e degli Influencer cattolici che si terrà domani e martedì.“Non si tratta di un’esaltazione del mondo digitale, ma del riconoscimento di una missione che molti uomini e donne, soprattutto giovani, già esercitano negli ambienti digitali con serietà, passione e fedeltà al Vangelo. La Chiesa, attraverso questo Giubileo, desidera accogliere, benedire e inviare questi missionari per seminare speranza anche in quei contesti”. “In un mondo saturo di parole, immagini e rumore – spiega monsignor Ruiz -, questo evento ricorda che anche nei social è possibile e necessario annunciare il Vangelo con coraggio, ascoltare con profondità e accompagnare con tenerezza. Il Giubileo diventa così un’occasione per rinnovare il senso della missione digitale non come una strategia comunicativa, ma come una vera vocazione: essere una presenza luminosa in mezzo a tanti che cercano consolazione, senso e comunità”.In merito al rapporto tra Papa Francesco e Papa Leone XIV e i social monsignor Ruiz spiega: “Entrambi i Pontefici condividono la stessa intuizione evangelica: la Chiesa è chiamata ad abitare tutti gli spazi in cui le donne e gli uomini del nostro tempo vivono, cercano, soffrono e sperano. In questo senso, i social media non sono per loro un fine, ma una cultura da seminare con umanità e Vangelo. Papa Francesco ha compiuto i primi passi con forza profetica, invitando a una ‘Chiesa in uscita’ anche nei contesti digitali. Ha parlato di tenerezza, vicinanza, ascolto; ha incoraggiato a comunicare con il cuore. Con le sue parole: ‘andate a samaritanizzare quegli ambienti’. Papa Leone XIV prosegue su questo cammino, ma con una sfumatura propria: uno sguardo molto attento alle nuove generazioni, al legame tra fede e cultura digitale, e alla responsabilità etica dei cristiani in questi ambienti. Si tratta di un approccio pedagogico che cerca di integrare comunicazione, formazione e missione. Entrambi condividono la convinzione che oggi non si possa annunciare il Vangelo senza considerare il modo in cui il digitale trasforma il nostro vivere, pensare e credere”.“La testimonianza di padre Gabriel Romanelli (parroco della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza recentemente colpita da un attacco israeliano, ndr) è un esempio concreto di cosa significhi essere pastore in tempi di prova. Non ha mai smesso di stare accanto alla sua comunità, di consolare gli afflitti, di raccontare la sofferenza degli innocenti in mezzo alla guerra, anche a costo della propria salute. E lo ha fatto anche attraverso i social, non per esporsi, ma per dare voce a chi non ha più voce, e spesso neppure vita. In questo senso, sì, può essere considerato un ‘influencer della pace’, nel senso più nobile del termine” dice ancora a LaPresse monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione del Vaticano. “La sua presenza digitale non è orientata al protagonismo, ma alla testimonianza; non cerca viralità, ma verità – aggiunge mons. Ruiz- . Ci ricorda che anche negli scenari più oscuri, dove la guerra sembra avere l’ultima parola, è possibile seminare riconciliazione, umanità e speranza. La sua parola, semplice e ferma, soffre con chi soffre, compie una denuncia profetica, prega con chi prega e costruisce ponti quando tutto sembra frantumarsi. È un segno di speranza che interpella tutti, anche coloro che comunicano dalla comodità di altri contesti”.Questo articolo Giubileo degli influencer, monsignor Lucio Ruiz: “Padre Romanelli è influencer della pace” proviene da LaPresse