Gio, 31 Lug 2025La multinazionale con sede in Italia, inoltre, sta valutando l’impatto dei dazi statunitensi dopo l’accordo fra Trump e l’Unione Europea.DiRedazioneCondividi l'articoloMarco Tronchetti Provera (Photo by Federico Basile / Insidefoto)Pirelli chiude il primo semestre con ricavi a 3.498,6 milioni in crescita del 1,5% (+ 4,4% escludendo l’effetto cambi) e un utile netto in aumento del 14,1% a 264 milioni di euro.Il CdA, esaminando i conti, mette in evidenza soprattutto la crescita, nel secondo trimestre, del margine ebit adjusted (+16%) nonostante la volatilità dei cambi e l’impatto dei dazi. Vengono limati i target sui ricavi attesi ora tra 6,7 e 6,8 miliardi (6,8-7 miliardi di euro la precedente indicazione), per il peggioramento dello scenario cambi ma confermati quelli sull’ebit margin (16%) e la generazione di cassa (550 milioni).Con quesi risultati in crescita rispetto a un anno, però, non si smorza la tensione all’interno di Pirelli, dove i conti vengono approvati solo a maggioranza con il voto favorevole di nove consiglieri su 15. Hanno votato contro il Presidente Jiao Jian e i consiglieri Chen Aihua, Zhang Haitao, Chen Qian e Fan Xiaohua, mentre Grace Tang si è astenuta. Il dissenso è sempre «unicamente in ragione della dichiarazione di avvenuta cessazione del controllo di Sinochem su Pirelli, in continuità con quanto fatto in occasione dell’approvazione del bilancio 2024».In particolare, nel secondo trimestre Pirelli ha avuto ricavi pari a 1.740 milioni di euro (-0,7%) sotto il peso dell’effetto cambi (+4% di crescita organica) e dell’iperinflazione in Argentina e Turchia; con volumi sostanzialmente stabili (+0,1%), per effetto di una crescita sull’High Value. Nel secondo trimestre l’utile netto è cresciuto del 4,5% a 136,8 milioni di euro (130,9 milioni di euro nel secondo trimestre 2024).Sul fronte dazi statunitensi Pirelli ricorda che «gli Stati Uniti generano oltre il 20% dei ricavi di gruppo e la domanda nel Paese è soddisfatta per il 5% circa localmente, in Georgia, grazie allo stabilimento con il più alto grado di automatizzazione di tutte le fabbriche del gruppo, per il 55% con le importazioni dal Messico e per il 40% restante circa dal Brasile e dall’Europa».Lo scenario è ancora in definizione ma, ricorda una nota, «ha già implementato un piano di mitigazione, agendo sulla revisione dei flussi logistici, sull’ottimizzazione delle scorte, su un adeguamento della politica commerciale e su un programma di riduzione dei costi ulteriore rispetto al piano di efficienze già in essere».Developed by 3x1010