Le finali di calcio in cambio di petrolio e di una stretta sui migranti: così la Libia gioca (in segreto) il campionato tra Milano e Brianza

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Se la Serie A punta sull’export del pallone rotondo andando a giocare la Supercoppa nei Paesi arabi, la Libia fa un investimento altrettanto oculato. Per il secondo anno consecutivo, le fasi finali della Libyan Premier League si stanno tenendo proprio in Italia. Nessuno però lo sa, e nessuno – così pare – lo deve sapere. Si gioca in un piccolo triangolo della Pianura Padana tra l’Arena civica di Milano, Sesto San Giovanni e Meda, in piena Brianza. Gli spalti sono vuoti, eccetto una minuscola delegazione di 20 tifosi per squadra e qualche rappresentante ufficiale della lega calcio libica. Per entrare, come ha spiegato la Gazzetta, bisogna avere le conoscenze per essere inseriti in liste iper-esclusive altrimenti non c’è verso. Non proprio il palcoscenico migliore per mostrare all’intera Italia di che pasta sia fatto il calcio tripolitano. I generali militari in tribuna e gli scontri istituzionali con RomaSei squadre in un girone unico, dal 25 luglio al 4 agosto. Ogni tre o quattro giorni, vanno in scena sui vari campi tre partite, tassativamente in contemporanea alle 19. Il velo di segretezza è durato poco, è bastata una colluttazione in campo che ha reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Sulle poltroncine, nel silenzio degli spalti, chissà chi c’è seduto. È probabile, trattandosi di alti dirigenti calcistici o rappresentanti politici, che si tratti di comandanti di milizie. L’anno scorso, dopotutto, alla finalissima aveva presenziato il generale Saddam Haftar, che controlla la zona orientale del Paese tramite un governo non riconosciuto da Roma. Al leader della Cirenaica era però stato impedito l’ingresso in campo, probabilmente perché le autorità italiane non volevano farsi fotografare al suo fianco. La reazione di Haftar era stata immediata: aveva chiamato la sua squadra disertando la premiazione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva dovuto consegnare medaglie e coppa a un magazziniere, che aveva dato il via ai festeggiamenti della squadra vincitrice nel parcheggio dello stadio.Gli accordi (politici ) tra Italia e Libia: il campionato di calcio in cambio di petrolioMa che senso ha sponsorizzare il calcio libico in stadi vuoti? La spiegazione è semplice: l’intento non è affatto quello di mostrare al mondo i grandi talenti del pallone nordafricano. La qualità, anzi, è distante anni luce da quella Premier League di cui il primo campionato libico imita il nome, aggiungendovi davanti l’aggettivo nazionale. Dietro a tutto c’è un semplice accordo politico, siglato dal ministro dello Sport Andrea Abodi nel 2024 in presenza della premier Giorgia Meloni. Fa tutto parte del cosiddetto Piano Mattei e di un accordo bilaterale con Tripoli: le finali del pallone in Italia in cambio di una più rigida regolamentazione sull’immigrazione clandestina. Sponsor ufficiale? Ovviamente Tamoil, l’azienda statale libica che copre il 21,5% dell’import di greggio verso il nostro Paese. La lezione di de Coubertin – l’importante è partecipare – l’abbiamo imparata alla perfezione.L'articolo Le finali di calcio in cambio di petrolio e di una stretta sui migranti: così la Libia gioca (in segreto) il campionato tra Milano e Brianza proviene da Open.