Queste sono le medie della distribuzione del carico sui nuovi dazi calcolate da Macrobond/PSC Economics sui beni di consumo importati dagli Usa negli ultimi 3 mesi:-Esportatori: 17,7%-Importatori USA: 53,2%-Consumatori USA: 29,1%Proiettando circa 75mld di US$ di esportazioni italiane negli Usa nel 2025, e utilizzando come proxy i dati sui beni di consumo importati negli ultimi 3 mesi, circa l’82,3% dei dazi di Trump saranno nuove tasse a carico di soggetti Usa (importatore/imprese e consumatori), mentre la compressione dei margini delle imprese italiane esportatrici (esclusi aerei, farmaceutica e altri settori esentati) può essere stimata in circa 1,7 mld di euro, escluso il prevedibile effetto di elasticità su alcuni prodotti sostituibili da produzione locale.Più danneggiati, almeno in proporzione, saranno gli esportatori italiani di acciaio e alluminio, che tuttavia hanno verso gli Usa un volume annuo di export limitato a circa 750 ml di US$: qui l’impatto sugli esportatori italiani potrebbe essere pari a circa 66ml di dollari di margin squeeze, oltre alla probabile contrazione dei volumi totali.Questi dazi sono irrazionali, controproducenti e illegali, in base agli accordi definiti in sede WTO: ma se si confermeranno questi livelli di pass-through, gli impatti totali stimati per le esportazioni italiane dovrebbero essere significativamente inferiori al danno indiretto creato dall’incertezza e dalle ripetute violazioni degli accordi internazionali da parte dell’amministrazione Usa.L’importante è compensare la prevedibile caduta dei volumi verso gli Usa con accordi di libero scambio con il Mercosur e con altre nazioni/regioni rilevanti per la bilancia commerciale (India, Medio Oriente, Asia orientale, ecc.) e sbugiardare i partiti italiani che un minuto prima criticano i dazi di Trump e un minuto dopo difendono i dazi europei, ma solo quelli che proteggono i loro elettori.