Freedom Flotilla, Tony La Piccirella ora vuol fare causa a Israele: «Ci hanno sequestrati e minacciati con le armi»

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«Ho deciso di provare a intraprendere un percorso penale contro lo Stato di Israele per il sequestro illegale e illegittimo dell’equipaggio». Le parole sono quelle di Tony La Piccirella, attivista barese, uno dei due italiani a bordo della nave Handala, abbordata e dirottata dalle forze armate israeliane al largo di Gaza lo scorso 26 luglio mentre cercava di consegnare aiuti umanitari alla popolazione civile. Secondo il suo racconto, l’abbordaggio è stato violento e il trattamento riservato all’equipaggio, composto da 21 attivisti di dieci Paesi diversi, «assimilabile a un sequestro di persona». «Durante quelle otto ore – ha spiegato – ci hanno costretti a stenderci sul ponte, sotto la minaccia costante delle armi»L’intercettazione: «Non avete l’autorità di fermarci»Il momento dell’abbordaggio era stato documentato dagli stessi attivisti in un video diffuso online: prima del blitz, la marina israeliana aveva inviato un messaggio radio alla Handala intimando lo stop e scaricando ogni responsabilità sulle spalle dell’equipaggio. «Siete gli unici responsabili delle vostre azioni», aveva dichiarato una voce dall’unità israeliana. La risposta non si è fatta attendere. «Permettetemi di darvi una lezione di diritto internazionale», aveva detto via radio Huwaida Arraf, una delle attiviste a bordo. «Qualsiasi blocco che deliberatamente affami una popolazione civile è un crimine di guerra. Non avete autorità legale per imporlo»La missione simbolica della HandalaLa Handala — un ex peschereccio norvegese — era salpata da Siracusa lo scorso 13 luglio, con una tappa a Gallipoli per l’imbarco di altri attivisti e un piccolo carico simbolico: alimenti, medicinali, latte in polvere, giocattoli. A bordo viaggiavano anche medici, infermieri, giornalisti e difensori dei diritti umani, tra cui il blogger siciliano Antonio Mazzeo e lo stesso Tony La Piccirella, skipper della missione. Il loro obiettivo era duplice: portare aiuti e rompere simbolicamente l’assedio su Gaza, denunciando al contempo l’inerzia diplomatica dell’Occidente. Gli attivisti avevano chiesto protezione diplomatica ai governi dei rispettivi Paesi, ma nessuno ha risposto. «Ci stiamo assumendo una responsabilità che spetterebbe agli Stati», avevano scritto sui social. «La comunità internazionale ha scelto il silenzio».La risposta di Israele: «Blocco necessario contro Hamas»Israele, dal canto suo, ha rivendicato il diritto a fermare l’imbarcazione. «Non permetteremo a nessuno di rompere il blocco marittimo della Striscia», aveva detto il ministro della Difesa Israel Katz, accusando alcuni attivisti — tra cui Greta Thunberg, coinvolta in una precedente missione a giugno — di «antisemitismo mascherato da umanitarismo». Le autorità israeliane sostengono che il blocco abbia lo scopo di impedire l’ingresso di armi a Hamas. L’esercito israeliano aveva infatti ricevuto istruzioni di «agire contro qualsiasi tentativo di supportare Hamas via mare, aria o terra».Il trattamento dopo il sequestroDopo il dirottamento, la Handala è stata condotta nel porto israeliano di Ashdod. Gli attivisti a bordo hanno avuto a quel punto due opzioni: firmare una dichiarazione e lasciare il Paese volontariamente, oppure essere detenuti e rimpatriati forzatamente. I due italiani sono stati assistiti dalla Farnesina e accompagnati a destinazione. Ma le condizioni del sequestro – sostiene oggi La Piccirella – violano ogni principio del diritto internazionale. «Eravamo in acque internazionali, disarmati, con a bordo solo aiuti umanitari», ha ribadito. La sua intenzione è ora quella di portare il caso davanti a una corte: «Non possiamo permettere che azioni di forza militare su civili restino senza conseguenze».L'articolo Freedom Flotilla, Tony La Piccirella ora vuol fare causa a Israele: «Ci hanno sequestrati e minacciati con le armi» proviene da Open.