Alla scoperta del mistero di Cristoforo Colombo

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AGI - Giornalista, poeta, saggista e romanziere, da 35 anni Ruggero Marino indaga sulla celeberrima e controversa figura di Cristoforo Colombo, cui ha dedicato, con l’ultima uscita, 5 libri che hanno meritato premi, prestigiose citazioni (anche su testate come il Times) e traduzioni in diversi paesi. Da molti considerato il più grande studioso e storico italiano ed uno dei più principali a livello internazionale, del leggendario navigatore, Marino è appena tornato in libreria con ‘La verità nascosta su Cristoforo Colombo’ (Editoriale Delfino Collana L’Onda). Questo documentatissimo saggio storico (peraltro arricchito da un’appendice fotografica con ritratti inediti del navigatore e immagini dagli accostamenti clamorosi e illuminanti) trae spunto, come i quattro libri precedenti, da una frase iscritta sulla tomba in San Pietro del Papa genovese Innocenzo VIII (1484-luglio 1492) Giovanni Battista Cybo (un ‘buco’ imperdonabile, secondo Marino, preso dagli storici), ove si fa testuale riferimento a ‘La scoperta di un nuovo mondo nel tempo del suo pontificato’. Si tratta di un precedente viaggio - lo confermano il turco Piri Reis, il Panvinio, Guicciardini e svariate testimonianze - occultato dal successore Borgia e dai reali spagnoli.Papa Cybo avrebbe finanziato quasi totalmente anche la spedizione del 1492, per cui furono investite somme per metà italiane e tutte riconducibili al pontefice, che era anche il consuocero di Lorenzo il Magnifico (altro ‘buco’, sottolinea l’autore). Il resto venne finanziato con la bolla della Crociata concessa dallo stesso Innocenzo VIII per la guerra contro i Mori in Spagna. Mentre a convincere Isabella fu Alessandro Geraldini, uomo del pontefice.Le ragioni dell’intervento pontificio vanno ricercate nell’ossessione, radicatissima al tempo, dell’imminente Apocalisse, che spingeva al compito urgente di una globale evangelizzazione dell’orbe convertendo gli ebrei e sottomettendo i musulmani in nome di un unico, universale Spirito Santo. Innocenzo VIII era infatti figlio di un ebreo e nipote di una musulmana, concentrando nella sua persona i tre principali credi monoteisti e probabilmente cullando un sogno di pace globale.Marino scrive, al proposito, de ‘il più grande inganno della storia dell’umanità, consumato nell’acquiescenza degli studiosi e nell’omertoso silenzio della Chiesa’. Tanto più che due Papi, Pio IX e Leone XIII, cercarono di fare santo Colombo, considerato terziario dell’Ordine Francescano di cui indossò il saio quando messo in catene e sul letto di morte. Marino, dopo oltre 500 anni, cerca di spiegare perché si firmava con un criptogramma esoterico di sette lettere maiuscole a forma di triangolo come l’occhio di Dio, terminante nella scritta Christo Ferens, cioè portatore di Cristo. Un libro rivoluzionario, non fondato su supposizioni, ma una vastissima e dettagliata bibliografia, frutto di anni di indagini certosine, sopralluoghi, ricerche, interpretazioni di testi medioevali, consultazioni di carte geografiche e iscrizioni antiche, incursioni (tutte ben delineate ed approfondite) nei terreni della cabala, dell’astrologia, della predicazione medioevale, delle crociate, dell’arte ritrattistica, dei dipinti di artisti famosi negli affreschi vaticani.L’autore indaga a 360 gradi in tutti i settori, come evidenziato dai capitoli “L’apocalisse-Rivelazione”; “Il sogno gioachimita”; “Il gigante San Cristoforo”; “ Il Crogiuolo alchemico”; “Il sottofondo ebraico”; “Il cavaliere del mare”; “Pleitos colombinos”. Finendo per mettere in dubbio l’autenticità della famosa mappa di Waldseemuller, dove compare per la prima volta il nome di America. Valgano a conclusione le parole di Leone XIII, che afferma che il navigatore era perfettamente cosciente che si trattava di un Nuovo Mondo, decretando: “Imperocché Colombo è nostro, quello che ha fatto lo ha fatto per la Chiesa”. L’auspicio di Marino è che l’attuale Papa Leone XIV ne raccolga il testimone ai fini della riabilitazione di quello che ancora è annoverato come “Servo di Dio”, oggi che in America se ne infama la memoria.