Le mura dell’Apocalisse: Santo Stefano Rotondo e l’architettura del Giudizio

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AGI - Le mura dell’Apocalisse sono a Santo Stefano Rotondo, al Celio. L’architettura della chiesa (V secolo) è perfetta e fatale. Sembra costruita rispettando alla lettera le misure indicate nella Rivelazione e riflettendo in pieno il presagio del Giudizio universale di cui si parla nei Novissimi, gli eventi che vivrà l’uomo alla fine della sua vita: morte, giudizio e destino eterno.Nella Bibbia, dice san Giovanni (21,17): “Vidi anche la nuova Gerusalemme… la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali… l’angelo ne misurò anche le mura: sono alte 144 braccia…”. I numeri sono quelli delle dimensioni di Santo Stefano Rotondo, strettamente aderenti alle prescrizioni testamentarie e peraltro simili alle proporzioni del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La pianta di Santo Stefano è circolare, disposta all’interno in cerchi concentrici. Il diametro del grande anello è di 22 metri (cifra palindroma), circondato da un eguale numero di colonne su cui poggia il tamburo in muratura con un’altezza di pari misura, il tutto illuminato (un tempo) da 22 finestre. E ancora, le porte indicate dalla grafica di una delle vecchie piante corrispondono agli estremi di una croce greca, sagoma visibile se si osserva il tetto dall’alto.Da notare che la chiesa possiede pure un altro connotato “magico”: è simbolo di inizio e fine. Il principio è racchiuso nel nome del santo cui è dedicata la basilica: Stefano, primo martire della Chiesa. E la conclusione è rappresentata dalla forma della costruzione corrispondente alla città santa menzionata nelle Sacre Scritture: scesa dal Cielo alla conclusione dei tempi. In ultimo, va rilevato un altro tratto peculiare della chiesa del Celio, la sua conformazione a cerchio. Secondo la cultura greca, gli edifici a pianta tonda rappresentano il tempo della natura: tutto accade e ricomincia di nuovo, all’infinto. È il ciclo naturale della vita. Invece, stando alla concezione cristiana il tempo ha una direzione lineare: Dio agisce sempre ma ci sarà un termine, un giudizio finale. E non ci si deve far confondere dal recinto ottagonale che compare attorno all’altare e dal tabernacolo ligneo situato nell’ambulacro esterno: rispettivamente, sono stati aggiunti nel XVI e XVII secolo. In conclusione, la basilica è architettura della Rivelazione e custode di un monito: il momento giusto per ravvedersi non è dopo, quello che si rimanda ogni volta, ma adesso.