AGI - A cinquant'anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini fioriscono ovunque iniziative e libri per ricordare il poeta assassinato nel 1975. Una delle iniziative più interessanti e spiazzanti è il libro di Lanfranco Palazzolo dal titolo "Il Parlamento contro Pasolini. Ostilità in forma di prosa verso PPP" (Nuova Palomar), con l'introduzione di Pino Pisicchio, che il giornalista di "Radio Radicale", corrispondente dalla Camera e dal Senato, ha curato in poco tempo.Il rapporto tra Pasolini e la politicaPalazzolo non ha fatto altro che trovare le citazioni su Pasolini dal 1959 al 1976, concludendo la sua ricerca ad un anno esatto dalla morte. Lo spaccato che esce fuori da questo lavoro di 168 pagine è il rapporto di Pasolini con la politica e le istituzioni. Lo scrittore ha quasi sempre evitato il palazzo, che non lo ha aiutato molto. Anzi, lo ha dileggiato con insulti motivati dall'odio ideologico e dall'ostilità culturale. Ma dietro quel sentimento avverso c'era la curiosità verso un intellettuale che affrontava questioni che la politica voleva mettere sotto il tappeto.Le citazioni parlamentari su PasoliniIl libro segue la traccia delle citazioni pasoliniane scoprendo che i parlamentari di tutto l'arco costituzionale e del Msi sapevano tutto e seguivano qualsiasi notizia di Pasolini, cosa che era preclusa ad altri intellettuali. I suoi film venivano visti da tutti anche quando erano sotto scacco della censura. Non a caso il ministro del Turismo Umberto Tupini arriva a ricordare in Aula alla Camera nel 1961 che le proiezioni private del film di Pasolini "Accattone" avevano di fatto reso celebre il film ancora prima che arrivasse nelle sale.Avversità e sostegno a PasoliniOltre all'avversità del Msi, Pasolini poteva contare sull'odio di ampi settori della DC, come il democristiano Giuseppe Costamagna che propone, in un'interrogazione, di realizzare una proiezione esclusiva di "Salò o le 120 giornate di Sodoma" per deputati e senatori. L'aspetto più interessante del libro è che si nota un cambiamento di visione verso Pasolini da parte della destra dopo il '68. E non solo per la poesia su Valle Giulia. Alfredo Biondi del Pli elogia Pasolini nel 1968 a Montecitorio criticando una proposta di amnistia per i figli di Papà implicati negli scontri contro la polizia nelle università; la polizia lo protegge di fronte al cinema Capitol di Reggio Emilia per garantire la proiezione di "Medea".La consacrazione postuma e il ricordoLa consacrazione della destra arriva inaspettatamente nel 1976, a poche settimane dall'assassinio di Pasolini, quando i missini citano in massa l'articolo di Pasolini contro l'aborto per attaccare Marco Pannella e il "Comitato 13 maggio" che promuove anche quel referendum. Paradossalmente la morte coglie le istituzioni ancora più attente verso Pasolini, decretando in qualche modo l'immortalità dell'intellettuale, ormai conteso da molti. La sinistra ha fatto ben poco per difenderlo adeguatamente. Si è parlato in passato di difesa d'ufficio. Tutti ricordano la freddezza di Giorgio Napolitano in un incontro con Pasolini alla festa dell'Unità di Milano nel 1973 e del fatto che Berlinguer e Togliatti lo evitassero accuratamente. Cosa che non ha fatto Pietro Nenni. E che non immaginava di fare neanche Aldo Moro, che fu uno dei pochi, tra i grandi leader politici dell'epoca, a scrivere un telegramma di cordoglio per l'assassinio del poeta. Un libro da leggere per riflettere su come la politica osserva gli intellettuali senza etichetta politica. Gli unici che forse meritano di essere ricordati.