AGI - Il Comitato di politica monetaria della Federal Reserve, secondo gli analisti, dovrebbe lasciare ancora una volta i tassi di interesse invariati, ma la seduta potrebbe rivelarsi una tra le più interessanti degli ultimi anni viste le tensioni sulle scelte della banca centrale. Dall'inizio del suo secondo mandato alla Casa Bianca, il presidente Usa Donald Trump chiede alla guida della Fed Jerome Powell di abbassare i tassi di almeno tre punti, lo giudica troppo lento e gli ha chiesto senza mezzi termini più volte di farsi da parte. Non è la prima volta che Trump prova a intervenire in corsa sulle scelte di politica monetaria della Fed. Già durante il suo primo mandato aveva avuto contrasti con Powell, nominato proprio da lui a novembre 2018. Nel 2019 lo aveva definito "un incapace". Ma le regole per la successione non sono semplici. Il presidente Usa, stando a una legge del 1913 che regola l'attività della banca centrale americana, può in linea teorica rimuoverne i governatori per "giusta causa". Ma cosa si intende per giusta causa? Non può essere ritenuta tale la politica monetaria che intende adottare Powell, perché in questo modo si minerebbe innanzitutto l'indipendenza della banca centrale americana. Powell per ora prosegue nel suo lavoro, senza mai replicare direttamente al presidente, facendo capire però che una mossa sui tassi nel contesto di politiche aggressive sui dazi come quelle attuali, portate avanti dalla Casa Bianca, potrebbe avere contraccolpi sull'inflazione. A giugno scorso la Fed ha lasciato invariato il tasso dei fondi federali al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, in attesa di maggiore chiarezza sulle prospettive per l'inflazione e l'attività economica.Nel frattempo la Bce, da giugno 2024, è intervenuta con ben otto ritocchi, portando il tasso principale al 2,0%, lasciandolo poi invariato nella riunione della scorsa settimana. "Nonostante l'esito del meeting sia abbastanza scontato, con zero aspettative per un cambiamento del tasso di riferimento, quella di domani potrebbe essere una delle riunioni più interessanti dell'anno. Il presidente della Fed Jerome Powell sarà infatti chiamato a rispondere a una serie di domande particolarmente calde: dato il suo difficile rapporto con Trump, porterà a termine il suo mandato o potrebbe prendere in considerazione l'idea di dimettersi? E come gestirà i governatori che si opporranno alla decisione di rinviare il taglio dei tassi d'interesse?", commenta Erik Weisman, chief economist e portfolio manager di MFS IM."I funzionari della Fed dovranno impegnarsi molto per non intervenire nella prossima riunione del FOMC. Il FOMC manterrà invariato il range dei tassi di riferimento tra il 4,25% e il 4,50%, poiché né alla riunione precedente né da parte degli alti funzionari di alto livello sono stati inviati segnali di un possibile intervento. Lasceranno gradualmente sgonfiare le aspettative del mercato, che attualmente attribuisce circa il 60% di probabilità a un taglio dei tassi nella riunione di settembre", argomenta Vincent Reinhart, chief economist di BNY Investments. L'analista stima: "Per ora, prevediamo un taglio di 25 punti base nella riunione di dicembre e una probabilità inferiore al 50% di un taglio prima di allora, riconoscendo loro il merito di aver corretto il percorso politico alla luce dei dati deludenti e ammettendo la possibilità di essersi sbagliati sul vigore dell'espansione economica e sul trasferimento dei dazi all'inflazione".Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, "le nostre attese sono fissate per nessuna variazione dei tassi di interesse, che dovrebbero restare fermi nell'attuale range 4,25%-4,50%. Tuttavia, i riflettori saranno puntati non tanto sulla decisione in sé, quanto sul livello di consenso interno alla Fed e sulle indicazioni prospettiche che emergeranno dalla conferenza stampa".L'analista sottolinea come Michelle Bowman e Christopher Waller "potrebbero votare contro il mantenimento dei tassi di interesse sui livelli correnti, esprimendo dissenso formale a favore di un taglio immediato del costo del denaro. Si tratterebbe di un evento eccezionale: i dissensi nel board sono molto rari, ma due voti contrari da parte di governatori (non presidenti regionali) sarebbero un segnale chiaro di tensioni interne sulla direzione della politica monetaria". Diodovich ricorda come Bowman e Waller "sostengano le idee del presidente Trump di avere una Fed più dovish modello Bce. Entrambi i membri hanno espresso preoccupazioni crescenti per il rallentamento della domanda interna, i segnali di allentamento nel mercato del lavoro e una dinamica dei prezzi che, seppur ancora sopra target, mostra un rallentamento costante".