Lo zoccolo duro dell’elettorato di Donald Trump si sta riassestando. Dopo la rivolta per il caso Epstein, il mondo Maga inizia anche a cambiare idea sull’approccio del tycoon nella politica estera. Il ritornello dell’America first, per cui gli Usa avrebbero dovuto progressivamente disimpegnarsi sui vari fronti internazionali al fine di privilegiare esclusivamente il benessere dei cittadini statunitensi, è sempre meno cantato. A scriverlo è Politico, prendendo in esame il cambio di prospettiva del mondo Maga nei confronti della guerra di Israele in Palestina. E in particolare di Marjorie Taylor Greene, la prima deputata repubblicana al Congresso a definire le azioni di Tel Aviv nella Striscia un “genocidio”.In un tweet, infatti, Greene ha affermato che “il genocidio, la crisi umanitaria e la fame” a Gaza sono orribili quanto gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. E non è l’unico caso. Anche al di fuori del Congresso, importanti esponenti Maga hanno intensificato le critiche a Israele. L’ex deputato Matt Gaetz e Steve Bannon sono tra coloro che condannano le azioni di Tel Aviv e avvertono che la questione rappresenta un rischio politico per l’amministrazione Trump. La frustrazione tra i conservatori di spicco rispecchia la tendenza più ampia nelle opinioni degli americani sulla guerra a Gaza. Un sondaggio Gallup – condotto prima che Trump denunciasse la carestia a Gaza durante un incontro lunedì con il primo ministro britannico Kier Starmer – ha rilevato che sei americani su dieci ora disapprovano le azioni militari di Israele nella Striscia. Tuttavia, il 71% dei repubblicani nello stesso sondaggio ha espresso sostegno allo sforzo bellico di Israele, una percentuale cambiata di poco da quando Trump è entrato in carica.L'articolo Il mondo Maga si riposiziona sulla guerra a Gaza: “È genocidio”. Il sondaggio: “Il 60% degli statunitensi disapprova azioni Israele” proviene da Il Fatto Quotidiano.