Evergrande fuori dalla Borsa. Il triste finale del mattone cinese

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Era da un pezzo che non si sentiva più parlare di Evergrande. Un nome che solo a pronunciarlo in Cina evoca malaffare, truffa, fallimento. Un po’ come Lehman Brothers negli Stati Uniti. Il più grande costruttore cinese, si sa, è un morto vivente da anni. Prima i conti traballanti, poi le prime perdite, infine i tribunali e lo spezzatino. In mezzo, la disperazione di migliaia di risparmiatori rimasti senza soldi e senza casa (il crack di Evergrande ha portato al blocco dei cantieri, in quanto le casse dell’azienda sono rimaste fuori). Adesso, dopo le macerie, è tempo di chiudere un’altra pagina ingloriosa, quella della Borsa.Evergrande, con ogni probabilità, verrà fatta fuori dai listini, tecnicamente delistata. Un’espulsione in piena regola, per giunta dalla principale piazza finanziaria asiatica, Hong Kong. I regolatori cinesi hanno deciso di tagliare fuori il gruppo dai mercati dopo che, per l’ennesima volta, non è riuscito a ristrutturare il proprio debito. Un’operazione senza la quale, Evergrande non può ristorare i risparmiatori cinesi rimasti col cerino in mano. E pensare che le azioni di Evergrande, un tempo il principale costruttore cinese, quotato a Hong Kong dal 2009 (e da nessun’altra parte), sono sospese dalle contrattazioni dal 29 gennaio 2024, giorno in cui la società ha ricevuto un ordine di liquidazione dall’Alta Corte dell’ex colonia britannica.Ora il de profundis e l’umiliazione sui listini, con l’ordine di liquidazione che è arrivato dopo che la società non ha presentato un piano credibile di ristrutturazione per i suoi 23 miliardi di dollari di debito offshore. Senza considerare che la sua capitalizzazione, che un tempo superava i 400 miliardi di dollari di Hong Kong, si era ridotta a 2,2 miliardi al momento dello stop alle contrattazioni. Domanda: che effetto avrà tutto questo su quel che rimane dell’invincibile mercato immobiliare cinese?La radiazione di quella che era una delle società più prestigiose della Cina aggiungerà ulteriore pessimismo tra gli altri ex colossi decotti, molti dei quali lottano per sopravvivere ed evitare procedure di liquidazione, cercando il sostegno dei creditori per ristrutturare il debito. “Non si vede la luce in fondo al tunnel”, ha dichiarato Glen Ho, responsabile nazionale di turnaround & restructuring presso Deloitte. “Le aziende vogliono posticipare la data effettiva della ristrutturazione e guadagnare tempo per avere più margine di manovra, ma non possono creare nuovi fondi dal nulla.”E non è che i numeri raccontino una realtà migliore. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, i prezzi delle case di nuova costruzione in Cina sono in calo da 23 mesi consecutivi. Inoltre, il ritmo attuale è leggermente superiore a quello precedente. Lo scorso marzo i prezzi sono scesi dello 0,11%, mentre ad aprile nelle 70 città più grandi della Cina i prezzi sono scesi dello 0,12%. I dati pubblicati hanno inoltre evidenziato un calo dello 0,41% nei prezzi delle case esistenti ad aprile, un ritmo più rapido rispetto al mese precedente, quando il calo era stato dello 0,2%. The end?