AGI - "Sette decessi per West Nile da inizio anno non sono tantissimi, ma neanche pochi. Rappresentano la punta dell'iceberg di un virus più diffuso di quanto riusciamo poi a registrare. Per questo dovremmo iniziare a monitorare con più attenzione anche le persone con sintomi meno gravi". Lo ha detto all'AGI Gianni Rezza, ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute e attualmente professore di Igiene e Sanità Pubblica presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Se ci basiamo solo sui casi confermati (32 secondo l'ultimo bollettino) l'andamento sembra in linea con quello degli anni precedenti", spiega Rezza. "Ci sono stati anni in cui a luglio il numero dei casi è stato estremamente più alto. È probabile quindi - continua - che i casi asintomatici o lievi, che rappresentano quasi la totalità, siano più numerosi di quanto pensiamo". Per fare chiarezza, l'esperto ritiene importante la sorveglianza e il monitoraggio che si sta facendo sulle zanzare, gli animali sentinella e i casi umani neuroinvasivi di West Nile, vettori coinvolti nel ciclo, ma anche dei casi umani con sintomi più lievi che oggi possono passare inosservati. "Al momento va bene continuare a procedere con la raccolta di pool di zanzare e animali sentinella, ma si potrebbero aumentare gli sforzi per la rilevazione delle positività negli uccelli per cercare di capire meglio le dinamiche epidemiche nei diversi focolai", spiega Rezza. "Migliorando la sorveglianza dei casi umani non neuroinvasivi potrebbe aiutare nell'identificazione precoce di eventuali focolai in aree contigue a quelle colpite e geolocalizzazione dinamica dei casi umani in tempi rapidi", conclude.