Vincere contro i pregiudizi e per quelli che non credono nel movimento. Un senso di rivalsa dimostrato sul campo e a parole, con il sorriso e l’intelligenza di un giovane che vuole solo giocare (e divertirsi) con un pallone tra le mani. Elisèe Assui è la risposta più sincera al razzismo e a tutti quelli che salgono ‘sul carro’ dei vincitori solo quando fa comodo. A ilfattoquotidiano.it, il centro di Pallacanestro Varese ha ripercorso il successo europeo dell’Italbasket U20 in Grecia. Una medaglia d’oro che mancava da 12 anni.Partiamo dall’oro Europeo. Si sta rendendo conto dell’impresa che avete compiuto in Grecia?Dico la verità, non ho ancora realizzato. Ogni giorno sui social vedo qualche nostro post e penso: ‘Ma veramente?’. Penso che metabolizzerò il successo tra due mesi: è un’emozione grandissima. Siamo un gruppo sano, ci siamo trovati benissimo fin da subito. Ci conoscevamo solo di nome, però l’unione e la condivisione del quotidiano ha fatto la differenza.Qual è stato il momento che ha svoltato il vostro Europeo?L’obiettivo era quello di arrivare fra le prime otto. Una volta arrivati a quel punto, coach Rossi ci ha stimolato con questa semplice frase: ‘Volete accontentarvi o vogliamo andare avanti e scrivere la storia?’. Ha tirato fuori il meglio da ognuno di noi. Ha gestito molto bene il gruppo, ha creato le giuste gerarchie e ci ha fatto sentire tutti importanti e indispensabili.Con questo successo sentite la responsabilità di rappresentare le nuove generazioni?Spesso sentiamo dire che i giovani in Italia non hanno la possibilità, però in tornei come questi puoi dimostrare quanto vali e ce la siamo giocata al meglio. Un pochino di rivalsa c’è, soprattutto verso quelli che non credono nel movimento.Troppo spesso ci ricordiamo dei giovani solo quando vincono. C’è un po’ di rammarico?Dopo aver ottenuto un risultato storico come questo speriamo di aver cambiato il pensiero di molti: i giovani non sono pronti per giocare ai massimi livelli? Eppure la nazionale più vicina al mondo dei senior ha vinto l’Europeo.Gli insulti razzisti ricevuti durante la manifestazione quanto vi hanno condizionato? Come avete vissuto questa situazione all’interno del gruppo squadra?Durante l’Europeo non ci abbiamo mai pensato più di tanto. O meglio, eravamo consapevoli di quanto stesse accadendo, lo sapevamo, ma non ci abbiamo dato alcun peso. Ti dirò di più: ci prendevamo in giro tra di noi, ci scherzavamo su, ‘Ma siamo veramente la nazionale italiana? Non rappresentiamo il Senegal?’. Poi chiaro, come succede spesso, quando vinci è facile salire ‘sul carro’. C’è da dire che comunque molte persone sui social ci hanno fatto i complimenti per il nostro comportamento.Si è dato una spiegazione di questo odio gratuito?Fortunatamente non sono mai stato vittima diretta di insulti razzisti, però ancora mi chiedo come mai in Italia ci sia questo pregiudizio, non ha senso. Se i miei parenti provengono da un altro continente ma io sono nato e cresciuto in Italia, dov’è il problema?Da quando ha iniziato a giocare a basket, Varese è sempre stata la sua seconda casa. Qual è la prima cosa che le viene in mente se ripensa al suo esordio in Serie A?Pochi secondi prima di entrare non avevo più saliva, ero troppo emozionato. Me lo ricordo benissimo l’esordio. Parliamo di circa due anni fa: ultima partita della stagione, trasferta a Bologna contro la Virtus. All’inizio della settimana mi aveva chiamato la prima squadra per allenarmi perché Varese era già sicura di essersi salvata. Poi, è arrivata la convocazione.Chi sono le persone che le stanno più vicino in questo percorso di crescita?Sicuramente la mia famiglia e i miei fratelli, è anche grazie a loro se oggi gioco a basket. Anche qui a Varese sono circondato da persone che mi vogliono bene e sanno quello che devo o non devo dare per rimanere concentrato. Nel gruppo squadra, ad esempio, c’è Matteo Librizzi che mi dà molti consigli: vado molto d’accordo con lui, dentro e fuori dal campo.Tra cinque anni dove spera o sogna di essere?Spero di vedermi tra l’Eurolega e l’Nba. E ovviamente con la maglia della Nazionale maggiore. Quello è uno dei miei obiettivi, senza dubbio.Credit photo: FIP – Federazione italiana pallacanestroL'articolo Elisèe Assui, talento italiano: “Il nostro oro per chi non crede nei giovani. Il razzismo? Dopo che abbiamo vinto sono saliti tutti sul carro…” proviene da Il Fatto Quotidiano.