Di tutti i contemporanei che ho avuto la ventura di conoscere nel corso della mia lunga vita, egli è il più grande, di una grandezza che non possiamo valutare per mancanza di capacità equivalenti. E tanto più grande è il delitto di chi ha levato la mano su di lui, di chi lo ha condannato a una pena peggiore della morte, a un lungo e tormentoso esilio, a una lenta agonia. Padre Pavel per me non era solo un fenomeno di genialità, ma anche un’opera d’arte”. Scritte da Sergej Michail Afanas’evicč Bulgakov (1891-1940), l’autore de Il maestro e Margherita, ritenuto uno fra i più grandi romanzieri del Novecento, queste parole così elevate riguardano Pavel Aleksandrovicč Florenskij, nato in Azerbaigian nel 1882 e fucilato dai comunisti non lontano da Leningrado l’8 dicembre del 1937. Matematico, filosofo, teologo, studioso di estetica, ingegnere elettrotecnico, oltre che sacerdote ortodosso, sposo e padre amorevole di cinque figli, Florenskij viene considerato un genio assoluto, tale che non si è temuto di paragonarlo a uomini del calibro di Leonardo da Vinci e Blaise Pascal. Dopo lunghi anni di oblio, la sua figura e la sua opera sono divenute oggetto di studio e di ammirazione anche in Italia, come testimonia, fra gli altri, questo interessante volumetto, il cui titolo, sicuramente originale, merita di essere spiegato. Stando sulla riva del mare, il piccolo Pavel vede che, muovendosi continuamente, l’acqua forma dei serpentelli verde-dorati. Incuriosito, il fanciullo chiede che cosa siano, ma la risposta che gli danno gli adulti – sono soltanto una parvenza – non lo soddisfa. I grandi non capiscono che gli occhi del bambino stanno scrutando oltre la dimensione fisica della realtà, senza tuttavia rifugiarsi nell’astrazione. Sarà così per tutta la vita: “Il positivismo mi disgustava – annota Florenskij –, ma non meno mi disgustava la metafisica astratta. Io volevo vedere l’anima, ma volevo vederla incarnata”. Bianca Gaviglio mostra come tutta l’esistenza di padre Pavel fu spesa per trovare questa unione, cosa che gli costò la persecuzione e la condanna a morte da parte di coloro che volevano affermare una filosofia radicalmente materialista. In realtà, tuttavia, fu una ricerca coronata dal successo: “La sua opera e più ancora la bellezza della sua vita – si legge nel libro – rimangono fissate in quell’eterno in cui nulla va perduto. Nell’eterno che già traluce sotto forma di serpentelli verdi fluttuanti nel mare di Batumi e risveglia lo stupore del piccolo Pavel”. I serpentelli di Pavel Florenskij Bianca Gaviglio Lindau, 158 pp., 14,50 euro