La villa di Adriano è salva: il Consiglio di Stato blocca definitivamente il rischio di lottizzazione

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La Villa dell’imperatore Adriano è finalmente salva. Dopo quindici anni di battaglie legali, politiche e di piazza, il Consiglio di Stato ha scongiurato definitivamente il rischio di lottizzazione nei pressi del monumento a cielo aperto, patrimonio Unesco, presente a Tivoli, cittadina a est della Capitale. I giudici hanno scritto la parola fine ad una vicenda lunga e complessa respingendo il ricorso dell’azienda edilizia Impreme Spa contro la sentenza del Tar che aveva annullato tutti gli atti amministrativi propedeutici alla lottizzazione. I giudici amministrativi infatti due anni fa, dopo un ricorso dell’associazione Italia Nostra, avevano annullato le due delibere comunali, di approvazione e di adozione del piano di lottizzazione, e l’autorizzazione paesaggistica della Regione Lazio, che avevano dato il via libera ad una colata di cemento di ben 180mila metri cubi nei pressi del sito archeologico. Provvedimento ora confermato dal Consiglio di Stato.Passaggi chiave della sentenzaIl collegio giudicante ha sottolineato che l’appello presentato dalla Impreme è “infondato nel merito”. Tre parole che potrebbero significare molto per le casse del Comune di Tivoli, scongiurando il rischio di un risarcimento monstre di 95 milioni di euro all’impresa edilizia per la mancata lottizzazione. L’azienda infatti aveva impugnato al Consiglio di Stato anche un’altra sentenza del Tar che respingeva la richiesta d’indennizzo e i giudici hanno rinviato l’udienza il prossimo 5 novembre, proprio in attesa dell’esito di questo procedimento giudiziario che ha bloccato definitivamente la lottizzazione. Inoltre il collegio, analizzando il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale del 2021 che vincola l’area nei pressi del sito archeologico, esprime un principio chiaro e inappellabile legato alla nostra Carta sottolineando che “la Corte costituzionale ha avuto modo di chiarire che la disposizione in esame esprime un principio di prevalenza dei piani paesaggistici sugli altri strumenti urbanistici”. Infine il collegio non ha mancato di criticare l’operato dell’amministrazione comunale di Tivoli che, per dare il via libera alla lottizzazione, nel 2011 aveva approvato la colata di cemento “sul falso presupposto che in relazione all’area del piano di lottizzazione fosse stata accolta l’osservazione formulata dal Comune di Tivoli”, dalla Regione Lazio. “Dall’esame della documentazione relativa all’adozione e all’approvazione del PTPR – scrivono i giudici – emerge, di contro, che l’osservazione del Comune di Tivoli per le aree relative al Piano di lottizzazione impugnato è stata respinta”.Vicenda di rilievo internazionaleLa lottizzazione nei pressi della prestigiosa Villa romana è stata anche oggetto di un’inchiesta dell’Unesco. Sì, perché la prevista costruzione delle palazzine ha anche messo a rischio lo status di patrimonio mondiale dell’umanità del monumento a cielo aperto che tutto il mondo ci invidia. Le palazzine sarebbero state infatti costruite nella cosiddetta buffer zone, una sorta di zona cuscinetto stabilita con un accordo internazionale tra la Repubblica italiana e l’Unesco per proteggere l’area archeologica. Violando questo accordo il monumento avrebbe rischiato seriamente di essere cancellato dall’elenco dei siti patrimonio dell’Unesco, provocando un danno d’immagine dal punto di vista culturale per il nostro Paese senza precedenti.Aspetti tragicomici della vicendaIn questi anni la politica, al di là di alcune interrogazioni parlamentari e polemiche varie, non ha dato il meglio di sé su questa vicenda. I giudici del Tar due anni fa, riferendosi ai nostri rappresentanti, hanno parlato di “realtà travisata”. Travisata dall’amministrazione comunale ma anche dalla Regione Lazio che, al momento dell’approvazione definitiva della lottizzazione, aveva a capo della commissione Ambiente (giunta Polverini) Roberto Carlino, noto immobiliarista dell’Immobildream, che rassicurava comitati cittadini e associazioni ambientaliste sul fatto che la visuale della Villa sarebbe stata salvaguardata: “Non vendo sogni ma solide realtà” era il suo indimenticabile slogan. Realtà ‘travisata’ anche dall’allora assessore all’Urbanistica Luciano Ciocchetti che ad agosto 2012, in difesa del progetto edilizio, sciorinava all’opposizione e ai comitati ambientalisti le motivazioni che avevano spinto la Regione Lazio a dare l’ok al piano di lottizzazione, leggendo però una relazione sostanzialmente identica alla memoria difensiva dei legali della Impreme depositata al Tar.L’unico atto degno della politica forse c’è stato nel 2014, quando il Comune di Tivoli ha cercato di sospendere l’iter autorizzativo adducendo a un possibile rischio idrogeologico con la costruzione delle palazzine. Ora finalmente, come sostiene Italia Nostra da tempo, si potrà pensare di valorizzare il sito Unesco con le uniche opere di urbanizzazione compatibili nella zona dove si sarebbero dovuti costruire i palazzi: il potenziamento delle zone d’accesso alla Villa e le infrastrutture necessarie ai visitatori e non ai costruttori.L'articolo La villa di Adriano è salva: il Consiglio di Stato blocca definitivamente il rischio di lottizzazione proviene da Il Fatto Quotidiano.