Quando Ozzy Osbourne salì sul palco di Birmingham lo scorso 5 luglio, molti non compresero che quel concerto non era soltanto uno show. Era un rituale collettivo, un living funeral: un addio trasformato in ringraziamento, un ultimo atto d’amore alla sua città e ai fan. Oggi, alla luce della sua morte il 22 luglio, quel gesto appare con una chiarezza disarmante.La processione funebre pubblica, che mercoledì ha attraversato le vie del centro di Birmingham, ha chiuso idealmente quel cerchio. La bara di Ozzy è sfilata su Broad Street accompagnata da una fanfara che intonava “Iron Man”. Migliaia di persone vestite di nero o con magliette dei Black Sabbath hanno accolto il passaggio con cori, lacrime e tributi: fiori, bottiglie di Jack Daniel’s, giocattoli a forma di pipistrello. Il corteo si è fermato davanti al Black Sabbath Bridge, il luogo che celebra le origini della band. Qui la folla ha intonato il nome di Ozzy all’unisono, mentre la moglie Sharon, visibilmente commossa, deponeva rose insieme ai figli. Sharon indossava una catenina con l’anello di nozze di Ozzy, un tributo intimo a un amore che ha attraversato mezzo secolo di vita condivisa.Kelly, con occhiali tondi e un abito in stile Ozzy, ha sorretto la madre insieme a Jack, dimostrando quanto la famiglia fosse unita nel dolore e nella celebrazione. Dopo il momento al ponte, la bara ha lasciato Birmingham per un funerale privato nel Buckinghamshire, dove amici e colleghi hanno reso omaggio al Prince of Darkness con ricordi e letture.L’atmosfera della processione era un perfetto equilibrio di lutto e festa. Birmingham non ha nascosto le lacrime, ma ha trasformato il dolore in un tributo collettivo, una liturgia laica che ha abbracciato l’intera città. Un addio degno di chi, con la sua musica, ha cambiato per sempre la storia dell’heavy metal.La potenza di questo momento sta anche nel collegamento con quel concerto del 5 luglio, Back to the Beginning: un vero e proprio living funeral (“funerale da vivi”). Seduto su un trono nero, stanco ma determinato, Ozzy aveva scelto di salutare i suoi fan in vita, con la voce incrinata ma capace di scuotere ancora le anime. I proventi dell’evento, devoluti in beneficenza, hanno fatto sì che quell’addio fosse anche un lascito concreto per la comunità che lo ha visto nascere.Il living funeral serve a questo: celebrare la vita, sciogliere nodi, esprimere amore e gratitudine quando ancora si è presenti.Lo potremmo chiamare “il rito della vita”; una soglia che si attraversa in vita. Ozzy lo ha fatto con il linguaggio che gli era più naturale, la musica, trasformando un’arena gremita in uno “spazio sacro”. Ha dimostrato che il rito non appartiene solo al dopo, ma può essere scelto in vita come atto di consapevolezza e libertà.Dal palco al ponte, dall’applauso alle lacrime, Birmingham ha accompagnato Ozzy fino all’ultimo, celebrando l’uomo oltre la leggenda. La sua eredità non è solo musicale: è la lezione che la vita merita di essere celebrata ora, non domani.E se il living funeral di Ozzy Osbourne fosse stato solo il preludio a qualcosa di ancora più grande, come il suicidio assistito? Se così fosse, sarebbe forse l’uscita di scena più radicale e simbolica mai raccontata nella storia del rock.L'articolo Oggi il senso del ‘living funeral’ di Ozzy Osbourne appare con chiarezza disarmante proviene da Il Fatto Quotidiano.