Il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato il ddl costituzionale per riformare l'ordinamento di Roma Capitale e attribuirle potestà legislativa e fondi in ambiti specifici. Nel dettaglio, Roma Capitale potrebbe entrare nell'articolo 114 della Costituzione, che definisce la struttura della Repubblica insieme a stato, regioni, province, città metropolitane e comuni. Tuttavia, non si tratterà di trasformare la Capitale in una regione, ma di attribuirle competenze e poteri legislativi in ambiti come trasporto pubblico locale, urbanistica, commercio, turismo, ambiente, beni culturali. Resterebbero di competenza regionale, tra le altre cose, rifiuti, energia, agricoltura e sanità. Di conseguenza, l'assemblea capitolina diventerà un'assemblea legislativa. Tuttavia, essendo un ddl costituzionale, avrà necessità di quattro passaggi parlamentari. Quindi la riforma potrebbe interessare la prossima consiliatura. Nella sostanza, la modifica contribuirebbe a istituzionalizzare quei poteri commissariali che il sindaco Roberto Gualtieri ha sperimentato nell'anno giubilare, ma che, ha detto a giugno il primo cittadino, “sono stati usati pochissimo”. Per garantire le risorse necessarie ai nuovi poteri di Roma Capitale, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio, sarà necessaria una legge dello stato, da approvare previa consultazione del Consiglio regionale e dell’Assemblea capitolina, in modo da regolamentare l’ordinamento di Roma Capitale, i relativi fondi aggiuntivi e il decentramento amministrativo. Non è il primo tentativo di dare più poteri a Roma. Nel 2020 la stessa premier, Giorgia Meloni, figurava come prima firmataria di un ordine del giorno che impegnava il governo a trasferire poteri straordinari e risorse speciali per la città. L’odg aveva ricevuto un ampio consenso trasversale, grazie al sostegno di forze politiche di maggioranza e opposizione. Ma già nel 2001, mentre si ripensava l'intero titolo V della Carta, si ipotizzava di inserire Roma nel testo costituzionale, nel nuovo articolo 114. La questione della riforma di Roma Capitale è da sempre tema ricorrente e trasversale tra i partiti. Pur essendo stata invocata dai sindaci di ogni colore che si sono alternati in Campidoglio, è sempre rimasta lettera morta. Attualmente però sono diverse le proposte di legge sul tavolo della commissione Affari costituzionali della Camera, tra cui quella del deputato dem Roberto Morassut e quella del capogruppo Forza Italia Paolo Barelli, condivisa con il deputato di FdI Luca Sbardella. Nella scorsa legislatura, come spieghiamo qui, in commissione Affari costituzionali, maggioranza e opposizione avevano trovato la quadra su un testo condiviso. La fine del governo Draghi però aveva azzerato tutto. “Roma ha urgente bisogno di trovare un suo spazio costituzionale, ma ha soprattutto bisogno di conquistare il cuore di molti italiani che, dalla seconda Repubblica in poi, vivono un pregiudizio verso la capitale che ha finito per danneggiarla fortemente”, aveva detto al Foglio Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI e storico punto di riferimento della destra romana, in occasione di una seduta straordinaria dell’Assemblea capitolina sul tema. Oggi, la questione entra nel vivo, accompagnata dal plauso del vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani: “Ci sta lavorando il ministro Casellati, il dibattito è incardinato, poi il testo del governo avrà un percorso accelerato quindi bene", ha commentato, ricordando anche il forte impegno del partito sul tema: "Sono anni che insistiamo”. Dal Campidoglio tutto tace. Il sindaco Gualtieri attende la presentazione ufficiale del testo. Mentre il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha giudicato positivamente l'idea: “Bene una legge che metta al centro nuovi poteri per migliorare i servizi. Ma non c'è necessità di una Roma-Regione. Questo complicherebbe tutto". Perciò delegare "turismo, commercio, Tpl, edilizia residenziale pubblica”, per Rocca sarebbe la strada giusta, tenendo fuori materie come sanità o protezione civile.