Duecentosessanta milioni di euro. È questa la cifra stanziata dal governo Meloni per la scuola. Ma non per stabilizzare gli oltre 200mila docenti precari, assumere insegnanti di sostegno o mettere in sicurezza edifici fatiscenti. Bensì per acquistare polizze sanitarie integrative private, a carico dello Stato, destinate a circa un milione di lavoratori del comparto scolastico.“Le prestazioni previste nella polizza saranno definite d’intesa con i sindacati, come previsto dalla legge, e copriranno circa un milione di lavoratori”, spiegano dal ministero dell’Istruzione e del Merito. “L’assegnazione dei fondi avverrà tramite una gara europea”.Un’occasione d’oro per le assicurazioni, che stanno facendo della sanità integrativa il loro nuovo core business. Un po’ meno d’oro per le scuole, che dovranno accontentarsi invece di un fondo straordinario da 20 milioni di euro, approvato con la stessa misura, destinato agli interventi di manutenzione indifferibili e urgenti, non finanziabili attraverso le risorse ordinarie o i fondi del PNRR. Venti milioni per tutte le scuole italiane.“L’estensione della sanità integrativa al personale scolastico, approvata con un emendamento alla legge di bilancio, vale 260 milioni di euro ed è un regalo alle assicurazioni – denuncia Vittorio Agnoletto, medico del lavoro –. I fondi sono stati presi proprio dal bilancio delle scuole, in particolare dalle risorse destinate al loro funzionamento ordinario. Le assicurazioni sanitarie integrative, nate per affiancare il Servizio sanitario nazionale, stanno in realtà contribuendo a sostituirlo. Vengono presentate come un aiuto al pubblico – continua Agnoletto – ma in realtà offrono prestazioni (visite, esami diagnostici, accertamenti specialistici) già previste dai Livelli essenziali di assistenza. Il problema non è solo tecnico, ma politico: quando un lavoratore, magari senza saperlo, viene iscritto a un fondo sanitario integrativo tramite il contratto nazionale, smette gradualmente di usare il sistema pubblico. Così, milioni di cittadini vengono trasformati da utenti in clienti di polizze assicurative”.Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), nel 2020 i fondi integrativi hanno erogato prestazioni per quasi 3 miliardi di euro, ma solo il 33% riguardava davvero prestazioni “integrative”, ovvero non incluse nei LEA. Il resto ha finanziato servizi già garantiti dal SSN, alimentando duplicazioni, sprechi e un lento drenaggio di risorse pubbliche verso il settore privato. La maggior parte dei fondi opera inoltre in convenzione con strutture private accreditate, escludendo spesso le pubbliche e senza alcuno standard nazionale né controlli di qualità.Eppure un tentativo di porre una regolamentazione c’è stato, ma è stato subito affossato.A giugno 2025, il deputato Andrea Quartini (M5S), medico, ha presentato un emendamento per limitare l’abuso dei fondi integrativi. La proposta prevedeva che solo il 20% delle prestazioni potessero coincidere con i LEA (contro l’attuale 80%), vietava le adesioni obbligatorie nei contratti collettivi e revocava i benefici fiscali ai fondi gestiti da banche e assicurazioni. L’emendamento è stato respinto dalla maggioranza, la stessa che oggi drena 260 milioni nelle mani del privato.In Italia circa l’85% dei 300 fondi sanitari integrativi italiani è controllato da grandi gruppi assicurativi: Unisalute (gruppo Unipol), Intesa Sanpaolo RBM, Generali, Allianz, AXA. Non si limitano a gestire le risorse: raccolgono dati, comprano ambulatori, cliniche, centri diagnostici, indirizzano i pazienti verso le proprie strutture e si rimborsano direttamente per le prestazioni erogate. Unipol ha acquisito i Poliambulatori Sant’Agostino, Generali ha una joint venture con il gruppo San Donato, AXA ha creato AXA Caring.Oggi oltre 15 milioni di lavoratori italiani risultano, almeno sulla carta, coperti da una polizza sanitaria integrativa prevista dai contratti collettivi. Con l’estensione al personale scolastico, un ulteriore milione di dipendenti pubblici verrà incluso in un sistema che, oltre a indebolire il Servizio Sanitario Nazionale, graverà da quest’anno anche sulle casse delle scuole.L'articolo Altro che precari o edilizia scolastica, il governo stanzia 260 milioni di euro per le polizze sanitarie private del comparto proviene da Il Fatto Quotidiano.