Ven, 1 Ago 2025Nel frattempo il sindaco Giuseppe Sala prova a unire una maggioranza consiliare spaccata sul fronte stadio in vista di settembre quando riprenderà l’iter di vendita a Inter e Milan.DiRedazioneCondividi l'articoloSan Siro (Foto: Nicolò Campo/Insidefoto.com)Fra i punti inderogabili per la sua permanenza a Palazzo Marino, il sindaco Giuseppe Sala ha inserito la questione San Siro. Lo stadio comunale, nelle intenzione del primo cittadino, deve essere ceduto a Inter e Mila entro il 10 novembre, giorno in cui scatterà il vincolo sul secondo anello.Come riporta l’edizione odierna de La Verità, nelle ultime ore il fronte del “no” a un nuovo stadio nell’area San Siro avrebbe svelato una nuova “arma” a suo favore: una delibera della Giunta comunale datata 16 giugno 2000, che classificherebbe San Siro come bene pubblico, appartenente al patrimonio indisponibile del Comune, destinato a «garantire la partecipazione della cittadinanza alle manifestazioni calcistiche di maggiore rilievo».A riportare l’attenzione su questo atto è stato Luigi Corbani, ex vicesindaco dell’area migliorista. Il documento, secondo quanto segnalato da Corbani, stabilisce che lo stadio può essere dato in concessione d’uso, ma non venduto, fino a quando viene garantita la sua funzione sportiva o non sia più assicurato il suo utilizzo pubblico. Nessuna di queste condizioni si è finora verificata. Ma intanto i dialoghi fra Comune e club vanno avanti su una stima totale di 197 milioni di euro, fatta dall’Agenzia delle Entrate, nella quale sono conteggiate anche le aree limitrofe che Inter e Milan vogliono sfruttare per la costruzione di un nuovo stadio.A complicare ulteriormente il quadro c’è il vuoto politico che circonda questa operazione. Per approvare la delibera per la vendita in Consiglio comunale servono 25 voti. La maggioranza teoricamente ne conta 31, ma almeno sette consiglieri hanno già espresso dissenso: Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini dei Verdi; Rosario Pantaleo e Alessandro Giungi del Partito Democratico; Enrico Fedrighini del Gruppo Misto e Marco Fumagalli della lista Sala, quest’ultimo critico ma non ancora deciso. Monguzzi afferma: «La delibera è politicamente insostenibile. Non è accettabile che su una decisione urbanistica di tale portata sia determinante il voto dell’opposizione di centrodestra. È una questione di credibilità per la maggioranza».«In sei anni il Comune non ha mai presentato un bilancio dei ricavi derivanti dalla concessione d’uso, né ha illustrato i costi di gestione dello stadio Meazza», sottolinea Corbani. I dati disponibili recitano: 260 milioni incassati in 25 anni, con una media annua di 10,4 milioni, a fronte di costi di circa 9,5 milioni. Dimostrazione, secondo chi è contro il nuovo stadio, che San Siro possa mantenersi agevolmente anche senza Inter e Milan. Secondo Corbani, «se si valuta un bene sulla base del reddito che genera, il Meazza non può valere meno di 179 milioni», rispetto alla stima fatta dall’Agenzia delle Entrate, che lo valuta solo 73 milioni. Una cifra che definisce «ridicola», aggiungendo: «Siamo nel paese dei balocchi: si costruisce un grattacielo e si vendono i terreni a 400 euro al metro quadrato».Inoltre, sempre secondo il fronte dei contrari, il Meazza non sarebbe affatto una struttura obsoleta, come sottolineato dalla stessa Agenzia nel documento della valutazione: «Dal 2000 sono stati investiti oltre 100 milioni di euro in manutenzione straordinaria e innovazioni tecnologiche per trasformarlo in un edificio efficiente, idoneo persino a ospitare l’inaugurazione delle Olimpiadi del 2026». Nonostante ciò, Milan e Inter lo hanno definito «strutturalmente critico», mentre nel 2020 il Comune ha rilasciato un certificato di idoneità statica valido dieci anni, basato su un monitoraggio continuo del Politecnico di Milano. Corbani ironizza: «Se davvero lo stadio fosse obsoleto e con problemi strutturali, perché mai si continuano a giocarci partite fino al 2030? Il Comune dovrebbe chiuderlo e attuare un monitoraggio serio».Il bilancio 2023-2024 di M-I Stadio srl, la società che gestisce l’impianto, mostra un valore della produzione superiore ai 36 milioni, di cui il 69% derivante da attività non calcistiche, come concerti, museo e bar. «I ricavi dai concerti sono stati di 11,9 milioni, dal museo e dai tour 6,8 milioni, e dai bar 2,5 milioni, con un totale di 268.524 visitatori». Dati che, secondo Corbani, smentiscono la narrazione di uno stadio economicamente superato. Nel frattempo, però, un’evidenza: come raccontato da Calcio e Finanza, al momento San Siro non è in possesso di tutti i requisiti UEFA per ospitare gli Europei 2032.Developed by 3x1010