C’è chi stringe la mano di Donald Trump con un sorriso soddisfatto, chi è consapevole del passo e già prepara le prossime mosse e chi attacca a tutto spiano l’accordo raggiunto a pochi giorni dal gong: l’intesa trovata tra Unione europea e Stati Uniti sui dazi al 15% ha frantumato il panorama politico. Il centrodestra ha salutato la mossa della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, pur guardando all’immediato futuro. Nella pratica, chiedere mosse alla Bce e tenere un tavolo comune con gli imprenditori per «sapere da loro cosa serve per sostenerle e applicare il piano di azione dell’export», ha anticipato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Dalle opposizioni lo sdegno è unanime contro «l’incapacità di von der Leyen» e contro «la resa dell’Europa a Trump». Bruxelles per adesso si limita a comunicati correttivi, in cui specifica alcuni dettagli dell’intesa.La difesa di Bruxelles: «Non avevamo scelta, consideriamo l’alternativa»Per von der Leyen non c’era scelta: o l’accordo al 15% (con tutta una serie di condizioni a latere) o la botta delle tariffe al 30%. «Fermiamoci per un momento e consideriamo l’alternativa: una guerra commerciale avrebbe messo a grave rischio quasi 5 milioni di posti di lavoro, arrestando il nostro commercio transatlantico», ha spiegato oggi Maros Sefcovic, commissario Ue per il Commercio. Un accordo che, nelle parole di Sefcovic, era stato richiesto a gran voce dalle aziende: «Ci hanno inviato un messaggio unanime: evitare l’escalation e lavorare verso una soluzione che fornisca risultati immediati».Tajani chiama la Bce: «Tagliate i tassi, dobbiamo tornare competitivi»Per la maggioranza non c’è tempo da perdere. I dazi al 15% sono sì meglio di tariffe doppie, ma sono comunque una botta per l’economia. «I sostegni alle imprese vanno assolutamente dati», ha commentato il leader di Forza Italia ventilando un intervento pratico di Bruxelles per assestare la situazione economica. «Bisogna parlare del rapporto euro-dollaro. Questo è il nodo da affrontare: la Bce deve intervenire e ridurre ancora il costo del denaro, siamo al 2% e si può arrivare anche a zero», ha aggiunto chiedendo mosse pratiche per adeguare la moneta europea alla svalutazione del dollaro in corso ormai da mesi e «rendere più competitivi i nostri prodotti». Per parlare di correzioni future all’accordo è invece ancora troppo presto: «Non sappiamo neanche l’effetto reale». L’ira delle opposizioni: «Questo è colonialismo»Dalle opposizioni sono piovute critiche pesantissime alla gestione di Ursula von der Leyen ma anche alla maggioranza, che ha sostenuto l’avvicinamento di Bruxelles alla Casa Bianca. L’accordo, secondo la segretaria del Pd Elly Schlein, «ha i tratti di una resa alle imposizioni americane». Secondo la leader dem, Bruxelles avrebbe «spinto per una linea morbida e accondiscendente», andando di fatto a giocarsi – secondo le stime – oltre 23 miliardi in export e 100mila posti di lavoro. Tasto dolente sono le promesse di investimento negli Stati Uniti, che nella lettura di Schlein Bruxelles avrebbe tolto dal possibile rinnovamento del programma di investimenti Next Generation EU. Per il Movimento 5 Stelle, Ursula von der Leyen è stata «incapace» e l’accordo «costerà caro all’Italia e all’Europa: prima va a casa meglio è». Di sicuro l’attacco più duro arriva da Matteo Renzi: «I sovranisti fanno male al mondo, all’Italia, all’economia e alla libertà», ha scritto sui social etichettando l’accordo «un obbrobrio economico e giuridico». Da Ronald Reagan a Silvio Berlusconi fino a Margaret Thatcher, tutti i grandi della destra europea sono chiamati in causa: «Li rimpiango, non lo avrebbero mai accettato». Il leader di Italia Viva ha poi concluso: «Tutti a dire: facciamoci andare bene questo 15%. È una follia, siamo al colonialismo. Mandare Ursula von der Leyen a trattare con Trump è come mandare Cappuccetto rosso dal lupo». July 28, 2025 L'articolo Dazi Usa, Renzi e Schlein gridano allo scandalo: «Resa incondizionata a Trump». Tajani: «Intervenga la Bce» proviene da Open.