Bersani: “Milano è attrattiva? Sì, ma per chi? Non per la gente che deve poter vivere il cuore della città”

Wait 5 sec.

Pier Luigi Bersani interviene al Caffè della Versiliana, intervistato dal direttore del Giornale Alessandro Sallusti, e riflette sull’inchiesta giudiziaria che riporta al centro il dibattito sul cosiddetto “modello Milano”. L’ex segretario del Pd lega la vicenda a una critica più ampia sul ruolo dell’urbanistica nel dibattito pubblico: “La magistratura fa il suo lavoro. Io non credo che uno che abbia un avviso di garanzia debba dimettersi. Però ovviamente, come è giusto, adesso la discussione arriva sul famoso modello Milano. Purtroppo le discussioni sul modello avvengono ex post.”Bersani richiama l’esperienza emiliana e il clima culturale e politico degli anni Sessanta. “Io ho un’esperienza di quando c’erano i Beatles, dove l’urbanistica era un tema centralissimo della discussione politica e culturale. Era lì che si discuteva in termini concreti della scommessa sul futuro. Però si discuteva ex ante: erano coinvolte la politica, la cultura e la cittadinanza.”Evoca l’azione amministrativa a Bologna come esempio di modernità equilibrata. “Ricordo Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna dal 1945 al 1966: non aveva la laurea, aveva la laurea in Resistenza. Lui, insieme a Pierluigi Cervellati, diede vita al modello emiliano. Voi andate a Bologna e vedete che prima di arrivare alle porte che racchiudono la città ci sono degli assi di scorrimento, in 5-10 minuti arrivi. Guardate i colli, sono intonsi. Quella era ultramodernità”.L’ex ministro insiste sul fatto che l’urbanistica fosse, allora, un terreno di confronto politico e sociale. “C’era l’idea di trattenere la gente nel cuore della città. E chi voleva arrivarci ci arrivava agevolmente. Tutte queste idee stradiscusse erano riferite alla possibilità di un controllo e di un’azione pubblica.”Poi indica la frattura. “Da un certo punto in poi c’è stata una cesura: l’urbanistica non è stata più un luogo centrale di discussione politica. La domanda viene da quando è cominciata questa roba. Io faccio una umile e sommessa ipotesi. Da quando si è elaborata una tesi che non è del tutto da buttare via, ma si è esagerata, di urbanistica contrattata: la discussione è stata sequestrata dal rapporto fra decisori, specialisti e interessi. Per me bisogna toccare quel punto qui. L’urbanistica invece deve essere il luogo principe della discussione, del futuro della città.”Sallusti osserva che a Milano molte aree in passato degradate oggi sono diventate quartieri riqualificati.Bersani non contesta il cambiamento ma sottolinea i rischi di esclusione. “Non c’è dubbio, so bene che ai milanesi alla fine Milano piace. Io sono piacentino, l’ho visto anch’io cosa è diventata Milano. Che sia diventata la città più attrattiva di questo paese, è indubbio. Ma questo meccanismo attrattivo ha cominciato ad essere escludente per fasce di popolazione. Allora un equilibrio bisogna trovarlo, la gente deve poter vivere il cuore della città. E questo è un tema importantissimo e necessario.”L’ex leader del Pd propone di affrontare con lucidità il tema dell’abitabilità urbana. “Io vedo in questo anche l’occasione, serenamente e pacatamente, di affrontare questo tema. Attenzione che il tema non è solo di Milano. E qui giro un attimo dall’urbanistica e andiamo sul tema sociale.”Denuncia la trasformazione delle città in motori economici che però generano nuove forme di esclusione. “Guardate che le città sono diventate, nel ventennio ultimo, i luoghi dello sviluppo. Superata la fase in cui le città aggregavano, tiravano dentro nuove risorse umane, ma adesso nelle città si sta producendo anche della esclusione.”Poi lancia un messaggio preciso al campo progressista. “Lo dico qui, lo dico proprio alla sinistra. La sinistra ancora adesso ha la vita più facile, fa prima a vincere nelle città che nel contado. Ma attenzione: la sinistra deve riuscire ad avere uno sguardo serio su questo problema, che è fatto di redditi, di servizi, di abitazioni”.Sallusti incalza: è davvero possibile ridurre la disuguaglianza sociale con la legge?Bersani risponde elencando i pilastri della sua visione. “Io ho idee chiare su cosa fa diminuire la disuguaglianza sociale. Lo sappiamo, l’abbiamo visto: alti diritti del lavoro e salario giusto, welfare universalistico, fiscalità progressiva. Tre cose.”Ribadisce che l’uguaglianza si costruisce su basi materiali e redistributive. “Quando tu avessi un lavoro ben remunerato e in grado di spendere, quando tu avessi sanità e istruzione in una vera situazione universalistica e avessi una fiscalità decente, progressiva, tu hai ridotto subito la forbice delle disuguaglianze. Dopodiché ti rimane sempre comunque una fascia di ultima istanza, perché la società perfetta non c’è. E qui tutti i paesi civili hanno un reddito di ultima istanza. Punto”.Ma per realizzare tutto questo serve una premessa. “È chiaro che tutta questa cosa che ho detto ha un presupposto, l’ho detto per terzo ma è il primo, è il fisco. Potremmo mica pensare di avere un fisco per categorie e una sanità universalistica, ma noi torniamo alle mutue che chiameremo assicurazioni. C’è poco da fare e io sento che questa roba qui sta arrivando.”Bersani conclude lanciando un monito sulla crescente disaffezione politica. “A questo bisogna reagire perché se no la forbice delle disuguaglianze si allarga ancora di più e quindi il disinteresse e le astensioni. Molti si lamentano che i cittadini non vadano a votare. Ma finché la politica ha consegnato la merce, cioè fin quanto pur nei casini, ognuno un passettino lo faceva, la gente andava a votare. Noi sappiamo da tutte le rilevazioni serie che chi pensa di star bene o molto bene va a votare per il 70%, chi pensa di star male o molto male va a votare per il 27-28%. Questa è la realtà.”L'articolo Bersani: “Milano è attrattiva? Sì, ma per chi? Non per la gente che deve poter vivere il cuore della città” proviene da Il Fatto Quotidiano.