Beduini e drusi: un odio lungo secoli. Nella Siria di al-Sharaa si consuma la resa dei conti

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Donne, bambini e anziani delle tribù beduine massacrati dalle milizie druse. Lo denunciano diverse organizzazioni per i diritti umani siriane. “Non abbiamo ancora un bilancio chiaro” dice Fadel Abdul Ghany, direttore del Syrian Human Rights Network, che ha documentato anche le violenze contro la popolazione drusa a Suwayda, nel sud della Siria, compiute dai beduini e da miliziani vicini al governo di Damasco. Le immagini circolate nelle ultime 48 ore su stampa e social hanno riacceso odi ancestrali che affondano il loro perché nella geografia del Paese e nella sua identità. Nella notte di giovedì, alcune tribù beduine della zona hanno annunciato il contrattacco, arrivando alla periferia del capoluogo di Suwayda. “Chiamiamo a raccolta i clan e le tribù del Paese”, legge un beduino circondato da decine di uomini armati appartenenti al consiglio delle tribù siriane. “Da nord a sud, da est a ovest, venite a salvare la nostra gente dalle violenze”. In questo caso, a massacrare civili, fra cui bambini, come risposta alle uccisioni compiute dalle tribù sono stati i miliziani drusi di Hikmat al Hijri, una delle tre guide spirituali in Siria che ha chiesto l’intervento di Israele a protezione della comunità e non riconosce l’autorità del governo di al Sharaa.L’odio fra drusi e beduini della regione di Suwayda è antico. Gli ultimi scontri importanti fra le due comunità risalgono alla prima decade del 2000, sedati dall’intervento del governo del regime di Bashar al Assad. Da una parte, racconta a Al Sharq al Awsat, giornale saudita, Mohammed Abu Thulaith, membro del consiglio tribale di Suwayda, “i beduini sono vittime perpetue”. La narrativa dell’ingiustizia, continua il beduino, dice che “duecento anni fa i drusi arrivarono nelle nostre terre, a Jabal al Arab, e piano piano cominciarono a cacciare le tribù, forzandole a migrare in Palestina, Libano o nelle zone rurali del Paese”. Così, spiega al quotidiano saudita, “hanno costruito la loro influenza a discapito nostro”.Nell’elenco delle privazioni che questi clan hanno subito c’è quella della marginalizzazione. Prima portata avanti dal partito Baa’th, arrivato al potere il Siria nel 1963, poi dal regime degli Assad che ha impedito a molti di questi nomadi di avere la cittadinanza siriana, rendendoli apolidi, senza lavoro. Infine c’è la perdita della terra per loro che, sottolinea Thulaith, “ne sono i figli”. Oggi la situazione, nonostante il cambio di regime, non è ancora cambiata e lo Stato, impersonificato dal al Shaara, prende ufficialmente le distanze dai beduini e mobilita l’esercito per contrapporsi fra loro e i drusi.Proprio questi ultimi sono divisi al loro interno. Dal suo quartier generale di Jaramana, a Damasco, Laith al-Balous, leader di una milizia drusa, fa sapere di supportare la Siria di Al Sharaa. Il padre di Balous, Wahid, venne assassinato nel 2015 dal regime siriano a cui il figlio giurò di farla pagare. A strizzargli l’occhio, da Beirut, c’è Walid Jumblatt, leader dei drusi libanesi riuniti sotto il suo Partito socialista progressista che lo ha sostenuto e finanziato. Anche Youssef Jarbou, uno dei capi della setta in Siria, ha trovato un accordo di riconoscimento con il governo siriano. Mentre gli irriducibili miliziani guidati da Hijri, ormai diventato una delle voci piu’ influenti dei drusi siriani, si preparano allo scontro con i beduini.Le tribù, sostengono alcuni analisti, potrebbero essere facilitate dal governo siriano nella loro vendetta. Così si può dare il via a una vendetta ancestrale che ha visto morti da ambo le parti negli ultimi duecento anni. Innocenti, drusi e beduini. In nome di una terra, la Siria, che dovrebbe essere di tutti. Basta siano siriani.L'articolo Beduini e drusi: un odio lungo secoli. Nella Siria di al-Sharaa si consuma la resa dei conti proviene da Il Fatto Quotidiano.