di Giuseppe Gagliano – In Brasile si apre un nuovo fronte di conflitto politico e giudiziario. Il Partito dei Lavoratori (PT) di Luiz Inácio Lula da Silva ha chiesto alla Corte Suprema l’arresto preventivo di Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente Jair Bolsonaro. L’accusa è pesante: attentato alla sovranità nazionale e collusione con potenze straniere per piegare la giustizia brasiliana agli interessi della destra radicale.Secondo la denuncia, Eduardo Bolsonaro avrebbe negoziato negli Stati Uniti, con appoggi politici vicini a Donald Trump, l’imposizione di dazi punitivi contro le esportazioni brasiliane per costringere il Congresso di Brasilia a concedere l’amnistia al padre, oggi sotto processo per il tentato golpe del 2022.La mossa di Trump, che ha annunciato tariffe del 50% su prodotti brasiliani, è stata presentata come risposta alla “persecuzione politica” di Bolsonaro senior. Ma per il PT è la prova di una strategia di pressione internazionale, orchestrata da un’alleanza tra la destra brasiliana e settori politici statunitensi.La dinamica mette in luce un fenomeno sempre più frequente in America Latina: l’uso di strumenti economici e diplomatici da parte delle élite locali per ottenere protezione o influenza da potenze esterne. Non è solo una lotta di potere interna, ma un gioco geopolitico che rischia di trascinare il Brasile in una spirale di ingerenze straniere.Il Brasile è oggi una potenza regionale in cerca di equilibrio. Con Lula al potere, il governo ha tentato di rafforzare la sovranità economica, firmando decreti di contromisure contro i dazi di Trump e avviando un rilancio dei rapporti commerciali con i BRICS. Ma le tensioni interne lo rendono vulnerabile.La polarizzazione tra bolsonaristi e lulisti ha creato un terreno fertile per destabilizzazioni. L’imposizione a Jair Bolsonaro di una cavigliera elettronica e il divieto di usare i social network dimostrano la fragilità delle istituzioni democratiche di fronte a leader che cercano di mobilitare la piazza.L’America Latina è tornata a essere terreno di competizione tra Stati Uniti, Cina e Russia. Il caso Bolsonaro potrebbe trasformarsi in un precedente per future operazioni di “lawfare” e guerre ibride: accuse legali, pressioni economiche e battaglie comunicative usate come strumenti di potere.Se Eduardo Bolsonaro venisse arrestato, la destra radicale potrebbe reagire con proteste violente, alimentate da campagne social coordinate dall’estero. Se invece la Corte Suprema rifiutasse la richiesta, Lula rischierebbe di apparire debole, incoraggiando nuove ingerenze.Il Brasile è ora di fronte a una scelta: blindare le sue istituzioni contro la politicizzazione della giustizia o cadere vittima di una lotta di potere che travalica i confini nazionali. In gioco non c’è solo il futuro politico di un ex presidente, ma la capacità del Paese di difendere la propria sovranità in un contesto globale in cui le potenze straniere vedono l’America Latina come un campo di manovra strategico.