Vi spiego il piano italiano per i dazi. Parla Gusmeroli (Lega)

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I contro-dazi? Un fattore di peggioramento della competitività. Il dialogo? Basilare per il futuro di tantissime imprese italiane. Il futuro? Evitare processi inflattivi che nel nostro caso verrebbero contrastati dalla Bce con aumenti dei tassi. Questo il pensiero sui dazi di Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della X Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera dei deputati e responsabile Fisco della Lega.Usa-Ue: c’è ottimismo sull’accordo?Sono ottimista: una guerra commerciale sarebbe assolutamente da evitare. Confidiamo che venga presto annunciato un accordo ragionevole, capace di dare finalmente una risposta ai comprensibili timori delle nostre imprese esportatrici. È importante in questa fase aiutare il sistema delle nostre eccellenze del Made in Italy a penetrare nuovi mercati, per superare qualsiasi penalizzazione su specifici prodotti.Il 15% è considerata una soglia accettabile dall’Europa?Le negoziazioni sono ancora in corso, per cui non è detto che questa sia la percentuale definitiva. Positivo è che si parli di una percentuale già significativamente più bassa rispetto alla temuta soglia del 30%, che avrebbe rappresentato una scure per tantissimi nostri prodotti, italiani ed europei. Auspicabile che le trattative ne riducano ulteriormente il livello. In più va detto che anche con Biden gli Usa applicavano dazi sui prodotti importati dal Vecchio Continente con tariffe medie di circa il 4,8%. Il dato attuale del 15% sarebbe dunque la somma del dazio pregresso con l’ulteriore 10% che aveva annunciato Trump. Come detto, però, l’auspicio è che l’accordo si chiuda con una percentuale ancora più bassa.Come intervenire su due settori strategici come farmaci e alcol?Da quello che trapela sarebbe scongiurato il rischio di maxi-dazi al 200% per i farmaci, certamente uno dei comparti strategici per l’industria italiana. Stando alle fonti, tuttavia, potrebbero rendersi necessari ulteriori aggiornamenti su questo tema. I dispositivi medici, invece, ricadrebbero nelle esenzioni, come gli aerei e i superalcolici: sicuramente si sta continuando a lavorare presso tutte le sedi affinché anche i vini non siano colpiti da tariffe del 15%. Dobbiamo proteggere le eccellenze del Made in Italy che, è vero, negli Usa vengono ricercate e acquistate a prescindere dal costo per la loro inarrivabile qualità, ma che pure risentirebbero di una contrapposizione commerciale accanita.Il negoziato si articolerà in due fasi come accaduto con il Giappone?Alcuni prodotti sono esentati dai dazi, per altri è ancora aperta la contrattazione. Anche il settore automotive, che oggi vede tariffe del 25%, scenderebbe al 15%. La situazione è in divenire ma l’Italia c’è.Con l’Ue l’Italia fa da pompiere. C’è chi lavora invece per una rottura con gli Usa? A quale prezzo?La contrapposizione muscolare non serve: l’Europa ha bisogno del mercato Usa, gli Usa hanno bisogno dei prodotti europei. E in generale bisogna evitare processi inflattivi che nel nostro caso verrebbero contrastati dalla Bce con aumenti dei tassi, che innescherebbero a loro volta effetti recessivi. È necessario dialogare, senza contrapposizioni a priori, come la Lega auspica da sempre. Da questo dipende il futuro di tantissime imprese italiane, e dunque quello dei lavoratori che vi operano e delle loro famiglie. Bene che l’Italia abbia mantenuto fermezza sulla necessità dell’azione diplomatica e di mediazione.Roma ha detto no all’attivazione del meccanismo di anti- coercizione, ovvero una reazione di merito ai dazi. Ha fatto bene?Positivo che l’Italia a ogni tavolo di discussione perori la causa del dialogo, per arrivare a un assetto che non sia di rottura. Rottura che, lo ribadisco, danneggerebbe tutti, anche perché noi italiani dagli Usa importiamo energia. I contro-dazi sarebbero dunque un fattore di peggioramento della competitività delle nostre imprese e il mondo delle nostre eccellenze fatte di piccole medie imprese è uno dei grandi valori distintivi rispetto al resto Europa.