C’è un legame antico tra Agro pontino e zanzare. E col West Nile torna il lessico della ‘bonifica’

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di Graziano LanzideiC’è un legame antico tra le Paludi pontine, oggi Agro pontino, alle zanzare. Per secoli, le paludi tra Roma e il Circeo furono considerate terra inospitale, “tomba dei vivi”, “deserto paludoso-malarico”. La causa principale l’abbiamo scoperta appena prima del ‘900: il canto dell’anofele, la zanzara della malaria, con quel ronzio infame che saliva dai canneti e dalle acque ferme. Un insetto minuscolo ma capace di determinare il destino di intere comunità, tanto che persino la storia del territorio si potrebbe leggere come una lunga lotta contro le sue punture.Fino a ‘900 inoltrato, quindi, quello che oggi è l’Agro Pontino era sinonimo di malaria. I nomi stessi dei luoghi — Pantano d’Inferno, Pantano della Morte, la Femmina Morta, Caronte, Piscina della Tomba — raccontavano un paesaggio invivibile, dove la morte era di casa e la zanzara anofele regnava sovrana. Nel 1898 Giovanni Battista Grassi identificò l’Anopheles come vettore del plasmodio malarico, e da lì la zanzara divenne il nemico pubblico numero uno.Con la bonifica integrale che il regime fascista riuscì a portare a termine, la presunta battaglia contro la palude ebbe una svolta decisiva: idrovore, canali, colonizzazione agraria, chinino. Latina, nata Littoria nel 1932, divenne il simbolo di questo conflitto: una città costruita nel cuore delle paludi, là dove si moriva per febbri altissime. Ma non fu una vittoria. Anzi. La situazione igienico-sanitaria era talmente precaria che verso la fine della guerra, i tedeschi in fuga riallagarono la pianura distruggendo le idrovore: la malaria tornò come arma biologica ante litteram e gli anni 1944-45 segnarono una nuova epidemia. Sarà la disinfestazione con il DDT, nel dopoguerra, a chiudere quel capitolo: la malaria fu dichiarata eradicata nel 1970, ma il cuore della battaglia si era consumato proprio qui, a Latina.Da quel momento, per decenni, la zanzara rimase solo un innocente fastidio estivo. Poi, negli anni ’90, anche le zanzare hanno imparato a viaggiare. È arrivata la zanzara tigre (Aedes albopictus): aggressiva, diurna, capace di colonizzare tombini e sottovasi. E con la tigre arriva il rischio di virus esotici come chikungunya, dengue e Zika. Nel 2017 la chikungunya colpisce il Lazio: focolai ad Anzio, Roma e nella provincia di Latina. Non più la malaria, ma una febbre nuova, e con essa il ritorno di una diffidenza antica verso il ronzio dell’insetto.Adesso c’è il West Nile Virus (WNV), la febbre del Nilo Occidentale, trasmessa non dalla tigre ma dalla Culex pipiens, la zanzara marroncina e notturna che conosciamo bene. Nel Nord Italia il virus è presente da tempo, ma l’estate 2025 segna un salto: Latina diventa il nuovo epicentro laziale, con sette casi confermati e un decesso. La geografia del rischio cambia, ma gli ambienti restano gli stessi: canali, canalette, fossi. Ironia della storia: proprio quella rete di canalizzazioni che rese possibile la bonifica oggi potrebbe essere l’habitat ideale per le larve di zanzara.Le autorità sanitarie reagiscono: sorveglianza entomologica, allerta ai medici, disinfestazioni mirate. E torna il lessico della “bonifica”: bonifica ambientale, bonifica urbana. È il passato che ritorna nel presente, in un contesto nuovo: il cambiamento climatico allunga l’estate e favorisce queste malattie.La relazione storica tra Latina e le zanzare, quindi, non è finita. Cambiano i protagonisti – dall’anofele alla tigre, da Plasmodium al West Nile – ma il copione si ripete. Sono le zanzare a ricordarci che la bonifica non è mai definitiva davvero. È una lotta continua, fatta oggi di sorveglianza, manutenzione dei canali, precauzioni individuali e memoria. Perché proprio qui, tra questi campi bonificati, si è svolta la più grande operazione sanitaria del Novecento italiano. E forse anche oggi – tra un ronzio e un pizzico – la memoria di quella battaglia può aiutarci a convivere, vigili, con questo piccolo ma testardo nemico estivo.L'articolo C’è un legame antico tra Agro pontino e zanzare. E col West Nile torna il lessico della ‘bonifica’ proviene da Il Fatto Quotidiano.