Ci troviamo all’angolo tra piazza Barberini e via Veneto ad ammirare una particolare Fontana a forma di conchiglia, la Fontana delle Api.La Fontana venne commissionata nel 1644 da papa Urbano VIII Barberini a Gian Lorenzo Bernini, come opera pubblica con la funzione di abbeveratoio per cavalli.Inizialmente collocata tra piazza Barberini e via Sistina, La Fontana delle Api raccoglieva le acque della Fontana del Tritone, disegnata dallo stesso Bernini pochi mesi prima.L’Opera, con la sua forma di conchiglia aperta, si presenta con un basamento di raccolta delle acque di forma rotonda ed in questo basamento viene raccolta l’acqua che sgorga da tre sottili zampilli collocati sotto le tre api poste sulla stessa. Le api, simbolo della casata del pontefice, simboleggiano operosità, dedizione ed abbondanza, mentre un’iscrizione nella parte verticale della valva, ricorda l’intervento del papa per la costruzione della Fontana come pubblico ornamento della città.La leggenda narra che le api della Fontana succhiassero molta acqua ma ne restituissero in realtà poca, metafora per descrivere la casata dei Barberini dei quali si diceva avessero “succhiato tutto il mondo” e che volessero “succhiare anche il tempo”, proprio come le api succhiano il nettare.Questa rappresentazione simbolica in realtà ci ricorda elementi naturali simbolo di dolcezza e purezza, segno della misericordia divina.L’acqua si trasforma in un sottile ronzio, dando così vita ad una metamorfosi acqua-suono, in una perfetta fusione tra divinità e natura, spirito e materialità.Con questo scorcio della Città Eterna, vi diamo appuntamento al prossimo capitolo di C’era una volta Roma..Isabella Alboini