“La catastrofe umanitaria a Gaza deve finire subito” e il governo di Benjamin Netanyahu dovrebbe “revocare immediatamente le restrizioni sull’accesso degli aiuti” nella Striscia. È questa la richiesta a Israele da parte di Francia, Germania e Regno Unito – il cosiddetto formato E3 – al termine della telefonata fra Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer. La call è giunta all’indomani dell’annuncio di Macron sul riconoscimento dello Stato di Palestina, che la Francia formalizzerà durante l’Assemblea generale dell’Onu a settembre, e mentre nella Striscia si continua a morire, sia per i bombardamenti dell’Idf sia per la fame. Una richiesta, quella dell’E3, che sembra una risposta a quanto dichiarato poche ore prima dall’esercito israeliano, che ha annunciato che consentirà la ripresa dei lanci aerei di cibo su Gaza a causa delle difficili condizioni umanitarie ma ha sostenuto che non c’è carestia nella Striscia. Arrestato (e rilasciato) il Gran Muftì di GerusalemmeI dati forniti da Medici senza frontiere sono agghiaccianti: dagli screening effettuati la scorsa settimana su bambini di età compresa fra i 6 mesi e i 5 anni e su donne incinte e che allattano, è risultato che il 25% dei pazienti era malnutrito. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, in totale sono 122 i palestinesi morti per malnutrizione durante la guerra e fra loro 83 bambini, 9 persone solo nelle ultime 24 ore. Mentre le persone morte per fuoco israeliano nell’ultima giornata sono circa 80, di cui 9 mentre erano in coda per gli aiuti umanitari. Intanto le forze israeliane hanno arrestato, e poi rilasciato dopo alcune ore, il Gran Muftì di Gerusalemme e della Palestina, Mohammad Hussein. L’arresto è avvenuto all’interno del complesso della Moschea di Al-Aqsa dopo la preghiera del venerdì, nel corso della quale aveva pronunciato il sermone e denunciato i crimini israeliani contro i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.Hamas: i colloqui riprenderanno la prossima settimanaLa fine della guerra non sembra al momento in vista. Dopo l’annuncio del ritiro delle delegazioni di Usa e Israele dai negoziati a Doha, Hamas ha fatto sapere che i colloqui riprenderanno la prossima settimana. E Qatar ed Egitto – Paesi mediatori – sono parsi contraddire la versione fornita il giorno prima da Washington, parlando di “progressi” nell’ultimo round di colloqui e sottolineando anzi che il ritiro dei negoziatori per consultazioni prima di riprendere il dialogo è “una prassi normale”. Il giorno prima, invece, l’inviato di Trump, Steve Witkoff, aveva motivato il ritiro dicendo che Hamas “dimostra chiaramente la mancanza di volontà di raggiungere un cessate il fuoco”. “Valuteremo ora opzioni alternative per riportare a casa gli ostaggi e cercare di creare un contesto più stabile per la popolazione di Gaza”, aveva poi aggiunto Witkoff, una velata minaccia che è stata riproposta venerdì da Netanyahu. “Insieme ai nostri alleati statunitensi, stiamo ora valutando opzioni alternative per riportare a casa i nostri ostaggi, porre fine al regime terroristico di Hamas e garantire una pace duratura per Israele e la nostra regione”, ha dichiarato il premier israeliano, senza precisare quali possano essere queste opzioni. Macron contro Trump sulla Palestina: “Quello che dice lui non conta”L’annuncio di Macron sul riconoscimento della Palestina, intanto, ha scatenato un’ondata di reazioni. “Quello che dice lui non conta“, ha detto Donald Trump, pur definendo il presidente francese “un brav’uomo”. Il capo della diplomazia Usa, Marco Rubio, d’altra parte, aveva già chiarito che “gli Stati Uniti respingono fermamente il piano di Emmanuel Macron“, parlando di “decisione sconsiderata”. Chi ha accolto con favore la notizia è il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, che ha parlato di “vittoria per la causa palestinese“. Mentre Germania e Regno Unito, come pure l’Italia, hanno frenato in merito. “Il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele“, ha chiarito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Berlino, dal canto suo, ha fatto sapere che non riconoscerà lo Stato di Palestina “a breve” perché “continua a considerare il riconoscimento di uno stato palestinese come uno dei passi finali verso la realizzazione di una soluzione a due Stati“, anche se il ministro degli Esteri su Israele in generale ha detto che la Germania valuta una svolta perché la situazione umanitaria a Gaza “è totalmente inaccettabile“. Quanto al Regno Unito, oltre 200 deputati di vari schieramenti hanno firmato una lettera congiunta per chiedere al governo di riconoscere formalmente la Palestina, ma il premier britannico Keir Starmer ha lasciato intendere che non ci sarà un riconoscimento a breve, affermando che questo “deve far parte di un piano più ampio che porti, in ultima analisi, a una soluzione a due Stati e a una sicurezza duratura per palestinesi e israeliani“.Questo articolo Gaza, Trump contro Macron: “Quello che dice lui non conta” proviene da LaPresse