Un volume della storica dell’arte Maria Grazia Branchetti “Settimia Maffei Marini mosaicista romana” (Editore Gangemi, Roma, 2024), ora diffuso in tutte le librerie, fa rivivere l’arte, insolita per una donna del Sette-Ottocento, del micromosaico, che trova oggi nuovi appassionati cultori.Settimia Maffei Marini (1778-1822) praticò l’arte del mosaico nella Roma di primo Ottocento, distinguendosi in un campo allora di esclusivo dominio maschile. Specializzatasi nel mosaico minuto in smalti filati – oggi noto come micromosaico – fu per il suo talento nominata socia d’onore dell’Accademia di San Luca.Scomparsa prematuramente e in circostanze dolorose, la sua memoria fu affidata a un solenne monumento innalzato nella chiesa romana di Santa Maria in Aracoeli. A volerla così onorare fu il marito, Luigi Marini, figura di spicco della burocrazia pontificia ed esimio studioso di architettura e tecnica militare. Tuttavia della sua vita di donna e di artista si perse in poco tempo il ricordo.A duecento anni dalla scomparsa, è possibile tracciarne un profilo biografico attraverso la documentazione inedita emersa da nuove indagini archivistiche. Le notizie pervenute permettono di ricostruirne le tappe principali della vita, individuarne tratti della personalità e ricostruirne, anche se in modo limitato, il catalogo artistico.Il lavoro della Branchetti la presenta come figura viva nel suo presente mentre affronta in prima persona esperienze fondamentali dell’esistenza, in relazione con il proprio sé e con il mondo che la circonda. Ne scaturisce una biografia che combina insieme il racconto e il saggio partendo da prospettive differenti.La materia nel volume è suddivisa in tre parti. La prima si propone di ricostruire il profilo di Settimia attraverso un’indagine introspettiva che trae alimento da fatti esposti con un confronto ricorrente tra passato e presente. La narrazione ha come sfondo Roma, la “Città eterna e capitale delle arti”; il maggior centro della cristianità; la culla delle idee artistiche più avanzate; il luogo prediletto per lunghi soggiorni da sovrani, aristocratici, scienziati, archeologi, intellettuali provenienti dall’intera Europa.La seconda considera Settimia dalla prospettiva di coloro che la conobbero o che ne frequentarono la casa dopo la scomparsa, intrattenendo rapporti con il vedovo Luigi Marini. Tra questi testimoni oculari primeggia Giacomo Leopardi che si legò al Marini nei mesi vissuti a Roma tra il 1822 e il 1823. Anche in questo caso affiora la realtà in cui l’artista condusse la sua esistenza.La terza punta a fornire un contributo oggettivo alla storia del micromosaico. Della protagonista considera la formazione artistica, la ricostruzione del catalogo delle opere nonché la dispersione delle stesse. In merito a questi argomenti l’apporto delle fonti è parco di notizie e in qualche caso contraddittorio ma offre indicazioni per tentare ulteriori percorsi di ricerca. Sono al contrario molto dettagliate le descrizioni di alcuni capolavori appartenenti alla produzione matura di Settimia dei quali al momento si ignora il destino. Da esse potrebbe scaturire qualche clamorosa scoperta.I mosaici pervenuti dell’artista e una selezione di capolavori di maestri attivi nel primo Ottocento sono illustrati in un essenziale ma esauriente catalogo.Alla natura del saggio storico appartengono gli apparati finali composti da Appendice documentaria, bibliografia, indice dei nomi.Maria Grazia Branchetti, storica dell’arte, docente, libera ricercatrice, ha svolto un incarico decennale presso l’Archivio di Stato di Roma nel Servizio delle manifestazioni culturali. Ha approfondito lo studio del mosaico di età moderna contribuendo a renderne nota la storia con monografie e saggi, organizzazione di mostre, partecipazione a convegni. Per l’Editore Gangemi ha pubblicato come autrice: I luoghi della Sapienza (2000); Collezione Savelli (2004) e, come coautrice: La “Maravigliosa invenzione” Strade ferrate nel Lazio 1846-1930 (2003); Lazio Pontificio tra terra e mare (2005); Con magnificenza e con decoro (2008); L’arte del micromosaico (2016). Suoi saggi sono presenti in Bollettino dei Musei Comunali di Roma (XX, 2006; XXXI, 2017; XXXIV, 2020). (G.C.)