Senegal. Diomaye Faye scioglie gli ultimi “pezzi” della presenza militare francese

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di C. Alessandro Mauceri – A luglio un altro pezzo del puzzle militare della Francia in Africa è tornato in Europa. Il primo luglio le autorità militari dell’ambasciata francese in Senegal hanno comunicato di aver consegnato alle autorità senegalesi della stazione radiotelevisiva congiunta di Rufisique, situata circa 30 chilometri a sud della capitale Dakar. La stazione, attiva dal 1960, nell’ultimo periodo è stata utilizzata da Parigi come ponte radio per coordinare il flusso di comunicazioni con navi e sottomarini francesi che solcano le acque dell’Atlantico meridionale. Vi operavano circa 20 unità.Secondo alcuni si tratta solo dell’ultimo tassello dello strappo tra il governo francese e il presidente del Senegal Bassirou Diomaye Faye, che a novembre 2024 aveva annunciato la volontà di non consentire la permanenza di militari francese o stranieri nel paese a partire dal 2025. Una decisione ufficializzata a maggio con la firma di un accordo della commissione congiunta franco-senegalese nell’ambito del trattato di cooperazione militare firmato dai due paesi nel 2012.Il primo luglio hanno lasciato il paese anche i soldati dell’ESF (Elementi francesi in Senegal). L’intero iter di dismissione dovrebbe concludersi entro la fine dell’estate.Questi due sono solo gli ultimi paesi africani ad aver rinunciato (e in modo nemmeno tanto delicato) alla presenza militare francese sul proprio territorio. A precederli Mali, Burkina Faso e Niger. Ma anche Costa d’Avorio e Ciad. A fine dicembre 2024, Parigi ha consegnato alle autorità ciadiane la base di Faya, mentre a gennaio 2025 quelle di Abéché e Adji Kossei. A febbraio 2025, all’esercito della Costa d’Avorio è stata ceduta anche la base di Port-Bouet, subito rinominata e intitolata al generale Thomas Aquinas Ouattara, primo capo di Stato maggiore delle forze armate del paese. In Costa d’Avorio rimarranno meno di un centinaio di soldati francesi.Secondo la mappa pubblicata da Clash Report, degli oltre 10mila operativi francesi presenti nel continente africano ormai ne rimarrebbero circa 1.700. La maggior parte a Gibuti, in cinque tra basi navali e aeree, dove Parigi ha dispiegato 1.500 soldati destinati al controllo dei traffici marittimi che transitano dal Golfo di Aden al Mar Rosso passando per lo Stretto di Bab el-Mandeb. In Gabon, invece, si troverebbero circa 200 istruttori.Un allontanamento di massa iniziato al termine dell’Operazione Barkhane nel Sahel (2014-2022), ma che nell’ultimo periodo ha mostrato una accelerazione insolita.Secondo Peer de Jong, colonnello della marina francese e oggi a capo della società Themiis che opera in Mauritania, in Africa resterebbero però alcune migliaia di soldati “di professione” soprattutto al soldo di compagnie di sicurezza private. Ex soldati francesi impiegati in passato in missioni in Africa o con trascorsi nella Legione Straniera e oggi al servizio di società di sicurezza private attive in Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Guinea e Somalia.Secondo alcuni, il motivo di questa scelta del governo francese sarebbe da cercare nella salita al potere di giunte militari in molti di questi paesi. Inoltre, avere meno uomini e mezzi ufficiali sul territorio, permetterebbe una minore esposizione in momenti di crisi e offrirebbe la possibilità di realizzare una presenza e azioni più “leggere” e funzionali. Secondo altri, però, il vero motivo sarebbe da cercare nelle pressioni cui sono sottoposti molti governi dopo l’espansione della Russia e soprattutto della Cina in molti paesi centroafricani. Quale che sia il motivo di questa decisione, il governo francese ha dovuto prendere atto della sostanziale inefficacia (e dei costi enormi) legati alle missioni militari attivate nel Sahel e in Africa centrale.Restano però alcuni avamposti francesi in Africa. A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dove ad agosto prenderà servizio come addetto militare dell’ambasciata francese, il tenente colonnello Emmanuel Allard de Grandmaison. E in Camerun, a Yaoundé, dove a giugno ha preso servizio il generale Hubert Bonneau, comandante della Gendarmeria nazionale francese. Una decisione questa che è stata vista da alcuni (tra i quali alcuni movimenti sovranisti del paese, come il partito Peuple uni pour la rénovation sociale) come un tentativo di voler influenzare le elezioni da parte del governo francese.Durante la sua ultima visita in Etiopia, il presidente Macron ha annunciato il potenziamento della base navale di Héron dicendo che sarebbe stata “reinventata” per diventare “punto di proiezione” per le missioni francesi del paese in Africa. Una “ristrutturazione dell’approccio di Parigi al continente africano” che ora deve fare i conti con geoverni che guardano sempre più a oriente.