AGI - Perché i pazienti con diabete di tipo II spesso sviluppano forme di cancro più aggressive? Una domanda che per anni ha generato dati discordanti nella comunità scientifica trova oggi una risposta precisa, e parla italiano. Un team di ricercatori del Centro Ames, eccellenza nel campo della diagnostica avanzata con sedi a Napoli, Cernusco sul Naviglio e Firenze, ha identificato due specifiche mutazioni genetiche che agiscono come un interruttore a due vie, aumentando sia il rischio di diabete sia la ferocia dei tumori.Medicina traslazionale e studio approfondito dei geniLo studio, che ha guadagnato le pagine della prestigiosa rivista International Journal of Cancer, è un perfetto esempio di medicina traslazionale, quella branca della ricerca che trasforma le scoperte di laboratorio in strumenti clinici concreti. Coordinato dal direttore scientifico Antonio Fico, il team ha analizzato oltre 500 geni, setacciando i più grandi database genomici mondiali, come il The Cancer Genome Atlas (TCGA), e analizzando campioni clinici con tecnologie di sequenziamento di ultima generazione.Identificazione delle mutazioni genetiche colpevoliIl risultato è stato sorprendente: delle centinaia di geni esaminati, solo due varianti, p.V109G nel gene CDKN1B e p.P370R nel gene TCF7L2, sono risultate le colpevoli. Questi "errori" nel DNA svolgono un doppio, nefasto ruolo: da un lato alterano il metabolismo del glucosio, predisponendo al diabete di tipo II; dall'altro, sembrano "gettare benzina sul fuoco" nei tumori del colon in fase avanzata, rendendoli più difficili da trattare.Implicazioni per la sanità predittiva "La loro presenza può finalmente chiarire i dati contrastanti emersi finora negli studi internazionali," spiegano i coautori dello studio, Giovanni Savarese e Raffaella Ruggiero. La scoperta non è solo un traguardo scientifico, ma un passo fondamentale verso una sanità realmente predittiva. Identificare queste mutazioni in un paziente diabetico potrebbe, in futuro, permettere di attuare strategie di monitoraggio oncologico più intense e di scegliere terapie mirate. Riconoscimento dalle istituzioni scientificheIl lavoro del Centro Ames è stato lodato dalle massime istituzioni scientifiche. Per Annamaria Colao, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, "comprendere le traiettorie genetiche comuni tra diabete e cancro è fondamentale per prevenire e curare". Le fa eco Lucia Altucci, oncologa molecolare di fama europea, che sottolinea come l'integrazione dei profili genetici metabolici e oncologici "apra la strada a cure realmente personalizzate".Un approccio integrato per il futuro della medicinaQuesta ricerca, come afferma il suo coordinatore Antonio Fico, "dimostra come l’integrazione dei saperi possa produrre risultati concreti per i pazienti". È la vittoria di un approccio integrato che abbatte i muri tra genetica, diabetologia e oncologia, costruendo un ponte verso il futuro della medicina: un futuro in cui la cura sarà sempre più cucita su misura sul DNA di ogni singolo individuo.