di Massimiliano Cannata*Regolare lo sviluppo del digitale è compito molto arduo per il legislatore che deve sintonizzarsi con le dinamiche evolutive di un mondo che cambia a una rapidità mai sperimentata nel passato. Giusella Finocchiaro, professore ordinario di diritto privato e di diritto di Internet dell’Università di Bologna, impegnata a livello internazionale su questa difficile frontiera, ha pubblicato un saggiodal titolo Diritto dell’intelligenza artificiale (ed. Zanichelli) che analizza la correlazione, oggi molto stretta, che intercorre tra sviluppo tecnologico, equilibri geopolitici e crescita economica.“Il vecchio Continente – commenta la giurista – sta costruendo la propria ‘sovranità’ digitale, partendo dalla consapevolezza che questo settore sarà decisivo per le prospettive di crescita globale. Il processo di normazione può farsi risalire alla ‘direttiva-madre’ che riguarda la protezione dei dati personali, del 1995, e le firme elettroniche del 1999. Oggi l’identità digitale è normata con il Regolamento e-IDAS 2; la protezione e la valorizzazione dei dati personali con il Gdpr, il Data Act, il Data Governance Act e il Regolamento sullo spazio europeo dei dati sanitari; l’ambito dei servizi digitali e del mercato digitale, con il Digital Services Act e il Digital Markets Act; e, infine, l’intelligenza artificiale, con il recente AI Act”, con cui il legislatore europeo ha inteso salvaguardare non soltanto i diritti fondamentali, ma anche i ‘valori’ europei.Sono molteplici le questioni su cui il legislatore sarà chiamato a rispondere da ora in avanti. Un primo aspetto riguarda il contrasto tra l’esigenza di disporre di un’ingente mole di dati ai fini dello sviluppo di sistemi di intelligenza generativa e la necessità contrapposta di osservare il “principio di minimizzazione” dettato dal Gdpr (regolamento generale dell’UE che disciplina il trattamento dei dati da parte di aziende, associazioni, enti nda) secondo cui il trattamento dovrebbe avere ad oggetto soltanto le informazioni strettamente necessarie e pertinenti in relazione alle finalità perseguite. Preoccupazione non è certo campata in aria se si considera che dall’utilizzazione di dati qualitativamente non corretti scaturiscono elaborazioni non corrette. Il fenomeno ha un nome: “garbage in, garbage out” (spazzatura genera spazzatura in termini semplici, nda).Le questioni agitate nello studio presentano implicazioni importanti anche sul fronte geopolitico. Europa, Usa, Cina, si stanno muovendo in uno scacchiere che vede una pericolosa commistione di tecnologia e potere. Il fenomeno della “tech right” è emblematico. Il mercato delle nuove tecnologie e, specificamente, dell’intelligenza artificiale è per definizione un mercato globale, sostanzialmente diviso in tre aree di influenza: quella europea, quella statunitense e quella cinese. Chi controlla le tecnologie ha il potere di indirizzare politica e sviluppo. Il gioco sottile degli equilibri in campo non può riflettersi sul piano normativo.“Il modello adottato in Europa – spiega la Finocchiaro – è di tipo regolatorio: con cui si intende non soltanto normare e disciplinare i nuovi fenomeni, le nuove tecnologie e i nuovi beni, ma anche promuovere il cosiddetto ‘effetto Bruxelles’, che vuol dire proporre il modello europeo come riferimento globale. Il modello adottato negli Stati Uniti, volendo dirlo in sintesi, è di tipo co – regolatorio, basato sull’antitrust. Quello cinese, invece, appare un modello dirigistico e basato sul capitalismo di Stato. Trovare un punto di incontro tra questi diversi approcci non sarà facile, ma risulterà ineludibile nell’immediato futuro”. Cultura del diritto e responsabilità i termini essenziali che la politica dovrà ben tenere presente per non rimanere schiacciata dalle logiche del “finanz-capitalismo”, per usare una definizione dell’ultimo Luciano Gallino.Verrebbe da concludere che la vastità e la complessità della materia concernente i principi e gli strumenti giuridici di disciplina dell’impetuoso sviluppo della tecno-scienza, non devono scoraggiare disorientare il legislatore. Servirà consapevolezza, equilibrio, competenza, soprattutto rispetto della diversità delle culture giuridiche che oggi si confrontano nel panorama internazionale, per adottare un paradigma sostenibile di crescita globale.*Filosofo e giornalista, si occupa di cultura d’impresa e innovazione socialeL'articolo L’Europa sta costruendo la propria ‘sovranità’ digitale. L’Ai e il diritto attorno allo sviluppo proviene da Il Fatto Quotidiano.