Caso Sangiuliano, procura Roma chiude le indagini: Maria Rosaria Boccia a rischio processo

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“Condotte reiterate, ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale”. È questo il perno principale, intorno al quale ruoterebbero, secondo la Procura di Roma i comportamenti contestati a Maria Rosaria Boccia, destinataria dell’avviso di conclusione delle indagini che notificato oggi alle parti. L’atto, firmato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, anticipa quella che sarà la probabile richiesta di rinvio a giudizio. L’inchiesta era stata aperta nell’estate del 2024, dopo l’esposto presentato dall’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e ha portato alla formulazione delle pesanti accuse: stalking aggravato, lesioni personali, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e dichiarazioni mendaci nel curriculum professionale. Secondo i magistrati romani, la condotta di Boccia avrebbe generato in Sangiuliano un “perdurante e grave stato di ansia e paura, forte stress, pensieri suicidi, notevole dimagrimento e un progressivo isolamento personale e istituzionale”, tanto da spingerlo a cambiare radicalmente le proprie abitudini e infine a rassegnare le dimissioni da ministro. La vicendaLa vicenda si sarebbe sviluppata a partire da una frequentazione di natura professionale. Boccia, secondo l’accusa, avrebbe cercato insistentemente una nomina fiduciaria presso il Ministero, giustificando così la sua presenza quotidiana nei corridoi del dicastero. Inizialmente con modi ‘velati’, poi in maniera ‘esplicita’. Nel tentativo di ottenere un ruolo sempre in vista, avrebbe messo in atto una strategia di discredito nei confronti dei collaboratori più stretti del ministro, tra cui Francesco Gilioli, ex capo di gabinetto e anch’egli parte offesa nel procedimento, insieme alla moglie di Sangiuliano. Un elemento particolarmente grave riguarda l’accesso ai dispositivi elettronici del ministro, quando la donna avrebbe preteso la consegna del cellulare, lo sblocco delle applicazioni e l’accesso remoto ai contenuti. In alcuni casi avrebbe chiesto perfino le password, effettuando verifiche su messaggi privati e dati riservati. Tra i comportamenti più invasivi, la Procura cita l’imposizione a Sangiuliano di non indossare la fede nuziale a partire dall’11 giugno 2024. In un’occasione, avrebbe fatto credere di aver inviato alla moglie una foto dell’anello, con l’evidente scopo di alimentare tensioni coniugali. A questi episodi si aggiungono anche quelli pubblici quando il 3 agosto, dopo il rifiuto del ministro di firmare un patto di riservatezza e recarsi a Napoli per un colloquio, Boccia avrebbe pubblicato su Instagram, nella sezione stories, immagini di Sangiuliano al mare a Positano e di loro due a un concerto dei Coldplay, scattate senza il suo consenso. “Le tolgo se vieni a Napoli”, gli avrebbe intimato, imponendogli anche le modalità dell’incontro. Il 6 agosto, un’ulteriore escalation: una storia su Instagram contenente un messaggio criptico ma inequivocabile, secondo l’accusa: “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”. Pochi giorni dopo, l’8 agosto, un nuovo episodio dove la Boccia avrebbe fatto credere a Sangiuliano di essere incinta e di aver avuto un malore, dicendo di essersi recata al Policlinico Gemelli. Gli accertamenti successivi, da parte dei carabinieri hanno però confermato che la visita non è mai avvenuta. Le indaginiL’inchiesta ha ricostruito una serie di comportamenti che, nel tempo, sono degenerati in un accanimento personale, che non ha risparmiato la sfera affettiva, istituzionale e professionale del ministro. La procura sottolinea come la donna “imponeva che le visite ufficiali a Pompei avvenissero esclusivamente in sua presenza”, esercitando un controllo anomalo anche sull’agenda pubblica del titolare del dicastero. A completare il quadro accusatorio, anche una presunta falsificazione del curriculum professionale di Boccia, legata a incarichi nell’organizzazione di eventi istituzionali. Secondo la procura, le dichiarazioni sarebbero risultate mendaci e funzionali all’accreditamento nel mondo culturale romano. Nell’ambito delle indagini, i carabinieri del nucleo investigativo hanno perquisito, nel settembre 2024, l’abitazione della donna, sequestrando materiale informatico e cellulari. Nel marzo 2025 Boccia è stata interrogata dai magistrati, ma avrebbe respinto le accuse, fornendo una versione dei fatti che non ha convinto gli inquirenti.Questo articolo Caso Sangiuliano, procura Roma chiude le indagini: Maria Rosaria Boccia a rischio processo proviene da LaPresse