Gabriele Rubini, conosciuto dai più come Chef Rubio, è stato interrogato nel commissariato di Frascati dopo che la Digos ha perquisito la sua abitazione e sequestrato i dispositivi elettronici. È accaduto nel merito della denuncia a carico di Rubini per due post pubblicati su X il 21 e 22 maggio scorso sull’attentato all’ambasciata israeliana a Washington, nel quale morirono due funzionari. Lo riporta Repubblica, sottolineando che l’accusa rivolta al noto attivista pro Palestina è di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.“Morte ai diplomatici complici del genocidio in atto da 77 anni, morte agli invasori e a chi li finanzia, morte al colonialismo, suprematismo, razzismo e odio antimusulmano. Morte quindi al sionismo e alla colonia ebraica. Lunga vita alla Palestina e ai nativi semiti palestinesi”, era stato il promo messaggio, seguito da “che differenza c’è tra un impiegato dell’ambasciata della colonia ebraica e un soldato suprematista ebraico che massacra i palestinesi per il loro solo esistere e resistere? Che uno esegue gli omicidi (Eichmann) e l’altro fornisce legittimità e mezzi per farlo impunemente”, post accompagnato da una foto delle due vittime Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, coppia in procinto di sposarsi.A raccontare quanto accaduto il giornalista ed ex combattente in Donbass Alberto Fazolo, che ha spiegato: “L’obiettivo dell’operazione era acquisire informazioni sulle sue attività telematiche, contestandogli due post sul proprio profilo X, nonché cercare all’interno delle sue chat private di Telegram e Signal”. Per questo motivo Rubini si troverebbe ora senza strumenti elettronici, chiavette Usb comprese, né accesso a social, chat o cloud finché non sarà disposto il dissequestro.L'articolo Chef Rubio interrogato per i suoi post sulla Palestina: perquisizione a casa proviene da Il Fatto Quotidiano.