Leggo e ascolto, mio malgrado, coloro che a proposito delle inchieste milanesi lamentano il fatto che la magistratura invade il terreno della politica. Non si sono accorti, evidentemente, che è stata proprio la politica locale a cedere terreno e ridurre il proprio ruolo istituzionale nelle trasformazioni urbane, a beneficio della finanza immobiliare.Il sindaco Sala, in una delle sue rare apparizioni in Consiglio comunale, lunedì 21 luglio ha dato la sua versione sulle inchieste che coinvolgono l’urbanistica milanese, rivendicando il suo operato attraverso due punti: l’arch. Carlo Ratti che ha definito Milano “l’unica città veramente globale”, e c’è stata una riduzione del consumo di suolo in città. Nella mia replica, ho ricordato al sindaco che più dell’arch. Ratti andrebbe ascoltato l’arcivescovo di Milano Delpini quando afferma: “C’è da farsi problemi sull’evoluzione di una città sempre più attraente e sempre meno accessibile”; per quanto riguarda la presunta riduzione del consumo di suolo, ho ricordato al sindaco che il progetto Park Towers di via Crescenzago (attualmente sotto processo) ha consentito a privati di realizzare, come “ristrutturazione edilizia”, la demolizione di un laboratorio di due piani e la costruzione ex novo di tre edifici residenziali, alti rispettivamente 81, 59 e 10 metri per un totale di 113 appartamenti e 330 nuovi abitanti, senza alcuna opera di compensativa a beneficio di vecchi e nuovi residenti: questo intervento, ho ricordato al sindaco, pur non consumando suolo, ha prodotto un crimine urbanistico, un danno perenne al quartiere e alla città.Come è potuto accadere? Questo il punto centrale. Alla grande crisi del mercato immobiliare (2008/2011) le risposte sono state diverse, in Europa e nel mondo. A Milano la strategia è stata indirizzata verso una semplificazione e velocizzazione delle procedure autorizzative. All’inizio le cose rimanevano in una dimensione accettabile, ma nel corso degli ultimi anni (soprattutto tra la fine del primo ed il secondo mandato di Sala) Milano è diventata la città europea che compete con le altre aree urbane attraverso una riduzione del controllo pubblico, procedure autocertificative (le SCIA) sottratte al controllo pubblico, una consegna delle trasformazioni urbane nelle mani dei fondi di investimento immobiliare attraendo capitali rapaci e producendo figure di intermediatori detti “agevolatori” o, più prosaicamente, faccendieri.Risultato? Lo spiega Milano Finanza: nel 2003 (prima delle inchieste) Milano ha registrato il volume di investimenti immobiliari commerciali più alto d’Italia (3,8 miliardi di euro, pari al 44% del totale nazionale), di cui circa un terzo nel settore residenziale. A Milano il 40% delle transazioni immobiliari avviene senza mutuo, gli acquirenti sono soggetti ricchi. I prezzi medi al metro quadro continuano a salire, con punte sopra i 10mila euro/mq in alcune zone centrali e semicentrali e punte vertiginose di 23mila euro al metro quadro; dal 2015 a oggi le case a Milano costano in media oltre il 40% in più.Parallelamente, anche gli affitti aumentano senza sosta: +30% negli ultimi cinque anni, il canone medio ha ormai superato i 22 euro al metro quadrato, il più elevato d’Italia; mentre gli stipendi di operai e impiegati sono saliti appena del 3-7%. I lavoratori del commercio, della logistica, dei servizi alla persona, della cultura e dell’educazione faticano a trovare una casa a prezzi accessibili. Attenzione perché Milano è la capofila di un modello che rischia di estendersi, trasformando e uniformando tutte le grandi città del paese.Il progetto Meazza sintetizza e simboleggia un modello di gestione del territorio urbano asservito agli interessi dei fondi di investimento. A Parigi Al Khelaifi, padrone del PSG, voleva acquistare lo stadio comunale parigino Parco dei Principi e minacciava, in caso contrario, di trasferire la squadra fuori da Parigi. Risposta della sindaca Hidalgo: “Non ci sarà alcuna vendita del Parco dei Principi, si tratta di un patrimonio dei cittadini. L’argomento è chiuso”. Risultato: il PSG rimane a Parigi e verrà avviato un progetto di ristrutturazione.Un rilancio della maggioranza di centrosinistra che governa Milano può partire solo da un azzeramento del progetto Meazza e, quindi, da un recupero del ruolo strategico dell’istituzione comunale nell’indirizzare, programmare e controllare le scelte urbanistiche. Un recupero di dignità e di ruolo politico.L'articolo Un rilancio della Giunta Sala può partire solo dall’azzeramento del progetto San Siro proviene da Il Fatto Quotidiano.