Promozione e risarcimento per uno dei responsabili della “macelleria messicana” nella Diaz al G8 di Genova

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“I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”. Intervenendo nel 2018 a un dibattito sul caso Regeni, Enrico Zucca, pubblico ministero titolare del processo Diaz, oggi procuratore generale di Genova, così ragionava dell’eredità dei fatti del G8 del 2001 che segnarono “una rottura nella tutela dei diritti internazionali” che lo Stato non riuscì a ricomporre, nonostante le responsabilità accertate e sigillate anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Violenza e torture contro i manifestanti alloggiati nella scuola concessa al Genoa Social Forum, la Diaz, teatro di quella che fu definita “macelleria messicana”, “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”.Le condanne definitive sono 25, ma quasi tutte le pene detentive non furono scontate per l’indulto del 2006, che condonava 3 anni, e nel 2012, in Cassazione, quasi tutti i reati furono dichiarati prescritti. Peggio: Viminale e Polizia ostacolarono l’accertamento della verità, tra depistaggi e tentativi di insabbiamento delle indagini. Oltre i processi, non vi fu mai una commissione parlamentare d’inchiesta, non si sono adottati nuovi protocolli e forme di identificazione per chi amministra l’ordine pubblico, non ci sono stati risvolti disciplinari significativi, né retrocessioni gerarchiche per i condannati. Al contrario, alcuni hanno ottenuto importanti promozioni. E’ a tutto questo che riporta quanto raccontato da Repubblica su Fabrizio Ledoti, tra gli otto capisquadra dei “celerini” del Reparto mobile di Roma che irruppe alla Diaz la notte tra il 20 e il 21 luglio 2001. Ledoti fu condannato per le gravi lesioni inflitte, reato sul quale intervenne poi la prescrizione.Quattro anni dopo la sentenza definitiva, nel 2016, il Capo della Polizia gli comminò una sanzione disciplinare: 45 giorni di sospensione dal servizio. Secondo la ricostruzione di Repubblica, la sanzione slittò perché il ministero dell’Interno registrò in modo errato l’inizio del periodo di sospensione. Lo slittamento impedì a Ledoti di partecipare ai concorsi da vice ispettore e poi da ispettore. Rivoltosi al Tar del Lazio, nei giorni scorsi Ledoti ha avuto ragione. La decisione ha così annullato tutta una serie di atti e determinazioni intermedie del ministero, riconoscendogli non solo il grado superiore, ma anche gli stipendi arretrati per il periodo in cui la promozione era rimasta bloccata, a titolo di risarcimento.Ledoti aveva già beneficiato di avanzamenti economici e di carriera in passato, come ha ricordato il Tar nella sentenza. Da vedere se il ministero dell’Interno presenterà ricorso. La notte del 20 luglio 2021 alla Diaz dormivano 93 persone, 82 furono feriti dagli oltre 300 poliziotti che irruppero nell’edificio, per lo più mai identificati, come scrisse anche al Cedu nel 2015 accogliendo il ricorso di una delle vittime, Arnaldo Cestaro, che recentemente è mancato e ai tempi aveva 62 anni e fu picchiato tanto da riportare danni permanenti. Tra i nomi della catena di comando, invece, c’è anche chi è diventato questore o è finito ai vertici della Dia. Nel 2001 al governo era appena tornato Silvio Berlusconi, al Viminale c’era Claudio Scajola, il Guardasigilli era Roberto Castelli e il vicepremier Gianfranco Fini, che seguì la cabina di regia a Genova.L'articolo Promozione e risarcimento per uno dei responsabili della “macelleria messicana” nella Diaz al G8 di Genova proviene da Il Fatto Quotidiano.